La Nuova Sardegna

Sassari

Agricoltura e siccità, un’app che insegna a ottimizzare l’acqua creata da un sassarese

di Luigi Soriga
Luca Pipia
Luca Pipia

Nel team che ha vinto lo Space App Camp. Il programma studia i terreni con le immagini satellitari

06 ottobre 2020
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SASSARI. Non è detto che le cose si capiscano meglio guardandole da vicino. Alle volte uno sguardo distante, anzi lontano per così dire anni luce, permette scoperte interessanti. Basta vedere cosa combina l’app Quifer, che si è aggiudicata la prima edizione digitale dello Space App Camp dell'Esa. Aiuterà a capire come ottimizzare le risorse idriche in una determinata zona agricola.

Al concorso hanno partecipato 20 team sviluppatori di app, esperti di machine learning e intelligenza artificiale. Il loro compito era quello di ideare un’app innovativa che utilizzasse i dati di osservazione della Terra. Tra i componenti del gruppo di lavoro che si è aggiudicato il primo posto, anche un sassarese di 44 anni, Luca Pipia. Con lui Vicenç Palà, Oscar Mora e Carlos Garcia. Tutti lavorano all'Istituto Cartografico e Geologico della Catalogna nell’ambito del telerilevamento.

«La nostra app – spiega Pipia – analizza collezioni temporali di dati satellitari acquisiti con i sensori Sentinel1 e Sentinel2 del programma europeo Copernicus su una zona di interesse. Nel nostro caso la Catalogna, ma il monitoraggio si può applicare a qualunque area geografica. L’obiettivo è stimare il processo di deformazione del suolo con precisione subcentimetrica, e rilevare nelle dinamiche di sprofondamento e rigonfiamento del suolo una periodicità caratteristica delle falde acquifere sfruttate per l'agricoltura estiva».

Le coltivazioni di mais, giusto per fare un esempio, si caratterizzano per un fabbisogno d'acqua molto alto, che viene nella maggior parte dei casi ottenuta da pozzi scavati nelle vicinanze. L'estrazione in grandi quantità d'acqua genera nel sottosuolo un vuoto, e il peso degli strati superiori di terra attiva un processo di sprofondamento più o meno lento. «Quando termina l'attività d'estrazione, questo processo chiamato “subsidenza” si arresta – spiega Pipia – e quando arriva l'inverno ed il periodo di piogge, gli acquiferi si ricaricano e lo spazio occupato dall'acqua prima dell'estrazione viene finalmente recuperato. L'alternanza inverno-estate genera nel tempo delle fluttuazioni periodiche molto caratteristiche nelle aree caratterizzate da estrazione d'acqua. Quello che abbiamo fatto è stato fondamentalmente sfruttare l'informazione generata dal confronto di di immagini satellitari, applicato alle collezioni di dati Sentinel1 della Catalogna per sviluppare un algoritmo d'intelligenza artificiale capace d'individuare tutte le zone del territorio caratterizzate da questo tipo di dinamica».

L’app Quifer, in sostanza, aiuta a individuare area in cui le risorse idriche sono sfruttate eccessivamente ed eventualmente intervenire. «Stabilendo una relazione temporale tra il processo di ricarica di un acquifero e la superficie irrigata annualmente – prosegue Pipia – si può arrivare a fornire una previsione della superficie irrigabile massima in una certa zona basandosi sulla disponibilità d'acqua reale durante tutta la stagione, anche in caso di siccità. Capire come ottimizzare l'uso delle risorse idriche per l'agricoltura è una delle grandi sfide di questo secolo a causa al cambio climatico, e questo sarà critico sopratutto per i paesi del mediterranei. L’applicazione che abbiamo sviluppato e con la quale abbiamo vinto l'Esa Space App Camp, vuole dare un contributo in questa direzione».

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