La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, calci e pugni al ventre: condannato il compagno

Nadia Cossu
Sassari, calci e pugni al ventre: condannato il compagno

Due anni e tre mesi a un trentenne accusato di aver maltrattato la convivente. Un giorno le lanciò un martello addosso: lei era all’ottavo mese di gravidanza 

28 ottobre 2020
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Quando era all’ottavo mese di gravidanza le aveva lanciato addosso, proprio all’altezza del ventre, un pesante martello con il manico in ferro. Lei era riuscita a proteggersi con il braccio e aveva così evitato conseguenze quasi certamente drammatiche per il bambino che portava in grembo.

Ma i gesti di violenza che un trentenne sassarese era solito riservare alla convivente – e in seguito ai quali è finito a processo – sono purtroppo diversi. La donna avrebbe infatti subìto continue aggressioni fisiche negli anni, fino all’ultimo episodio in seguito al quale era riuscita a scappare e a rifugiarsi in un negozio di fronte a casa da dove aveva poi chiesto aiuto alla madre.

Per questi fatti l’imputato, difeso dall’avvocato Massimiliano Tore, è stato condannato ieri dal giudice Salvatore Marinaro a due anni e tre mesi di reclusione. Una pena superiore a quella chiesta dal pubblico ministero che era di un anno e sei mesi. La vittima si era invece costituita parte civile con gli avvocati Gabriella Marogna e Alessandro Fiori.

Durante il dibattimento la donna ha raccontato quel calvario fatto di violenze fisiche e verbali iniziate solo due mesi dopo l’inizio della loro relazione, che si ripetevano quasi ogni giorno. Maltrattamenti confermati dai vari testimoni che, sentiti in aula, hanno riferito che la donna veniva picchiata e persino tenuta segregata in una stanza al buio. Costretta a vivere in una condizione di degrado.

Riguardo invece ai fatti per i quali aveva sporto querela, in aula ha raccontato del giorno in cui, non riuscendo a recuperare i soldi per permettergli di acquistare la dose di eroina, era stata presa a pugni nonostante fosse all’ottavo mese di gravidanza. Erano stati momenti di violenza inaudita, il compagno a un certo punto le aveva scagliato contro l’addome un martello che lei aveva fermato con le mani (ferendosi al polso). E ancora con una tenaglia che l’aveva colpita al viso provocandole contusioni varie e traumi in testa e al braccio sinistro.

La vittima aveva anche aggiunto che il compagno era solito chiederle perdono ma bastava sempre poco perché ricominciasse ad aggredirla fisicamente con calci e pugni. Lo aveva fatto per tre giorni di fila perché era riuscito a impedirle di uscire di casa. Fino a quando, approfittando di un momento di distrazione dell’uomo, era scappata e si era rifugiata in una panetteria per chiedere aiuto.

L’avvocato Marogna, durante la discussione di ieri mattina, ha evidenziato che quanto emerso nel processo ha dimostrato che «il comportamento violento e il totale disinteresse per i figli ha messo in risalto la personalità anaffettiva dell’imputato. Che, dalla fine della relazione avvenuta nel 2017, non ha mai più visto i figli». La donna ha ottenuto dal Tribunale l’affidamento esclusivo dei bambini.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
L’incidente

Scontro frontale sulla Sassari-Olbia, cinque feriti in codice rosso

Le nostre iniziative