La Nuova Sardegna

Sassari

Minacce a un orunese condannato Paolo Pinna

di Nadia Cossu
Minacce a un orunese condannato Paolo Pinna

Confermati i 2 anni per il giovane nulese già in carcere per i delitti Monni-Masala Il 22enne accusato di aver inviato messaggi intimidatori per riavere la sua pistola

01 novembre 2020
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SASSARI. Quelle frasi scritte nei messaggi whatsapp inviati all’orunese Piergiorgio Massaiu, per i giudici della corte d’appello di Sassari erano vere e proprie minacce e per questo motivo il collegio presieduto da Maria Teresa Lupinu ha confermato la condanna a due anni e quattro mesi di reclusione per Paolo Enrico Pinna, il 22enne di Nule che sta già scontando vent’anni di carcere per gli omicidi dello studente di Orune Gianluca Monni e di Stefano Masala – compaesano dell’imputato – il cui corpo non è mai stato ritrovato.

Le presunte minacce per le quali Paolo Pinna è stato condannato sarebbero quelle rivolte a un 28enne di Orune (Massaiu appunto) nel periodo in cui furono uccisi i due giovani. E sarebbero legate in particolare alla scomparsa della pistola individuata come movente del delitto di Gianluca Monni. Ossia l’arma che Paolo Pinna aveva esibito a Cortes spertas al culmine del litigio con alcuni orunesi, tra i quali Monni, per le pesantissime avances rivolte alla fidanzata di quest’ultimo. Per difendersi, Pinna aveva tirato fuori dalla tasca una pistola 7,65 e l’aveva puntata alla testa di Gianluca. Ma era stato disarmato da un gruppo di giovani e, una volta allontanatosi dalla sala, pestato. Di quella pistola non è mai stata trovata traccia, ma Pinna ci teneva a riaverla, perché era un regalo. E così aveva inviato minacce via whatsapp a Massaiu. «Ti sto aspettando da due mesi, a me mi mancano ancora pezzi. Fammi sapere cosa ha detto tuo cugino... io sto cercando a lui. Se non vi volevate cercati, se non vi mettevate in mezzo, le cose non sarebbero andate come sono andate, fare vi dovevate i cazzi vostri a tempo dovuto, con la grazia che vi sto dando l’opportunità di rimediare!! E vedete di rimediare prima di San Pietro sennò è meglio se cambi strada quando mi ri-incontri» questi alcuni stralci dei messaggi.

L’avvocato difensore Sara Luiu durante la discussione ha evidenziato, tra le altre cose, che quando Pinna parla di “pezzi” non si riferisce alla pistola. Poco prima, infatti, sempre lui aveva detto a Massaiu: «Io te l’ho detto come ho fatto tornare i pezzi tuoi, fanne tornare i miei», e Massaiu aveva risposto: «I miei li avevi tu, io non ho i tuoi». Secondo l’avvocato Luiu «mettendo sullo stesso piano interpretativo “i pezzi” di cui parlano gli interlocutori non può concludersi che quelli ricercati da Pinna siano la pistola sottratta a Orune alcuni mesi prima. Perché altrimenti si sarebbe anche dovuto dire che Paolo Pinna in tempi precedenti aveva restituito una pistola a Massaiu, affermazione che in sentenza ovviamente non viene fatta». Ma i giudici hanno ritenuto di dover confermare la pena.

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