La Nuova Sardegna

Sassari

Università di Sassari verso il voto: «Così l’Ateneo diventerà grande»

di Roberto Sanna
Università di Sassari verso il voto: «Così l’Ateneo diventerà grande»

I cinque candidati rispondono all’intervento sulla Nuova Sardegna dello scrittore Marcello Fois

14 novembre 2020
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SASSARI. Perché uno studente di Sondrio dovrebbe iscriversi all’Università di Sassari? La domanda (anzi “la domanda delle domande”) rivolta dalle pagine della Nuova Sardegna dallo scrittore Marcello Fois rivolta al prossimo rettore dell’Ateneo sassarese è stata lo spunto per mettere a confronto su questo tema i cinque candidati tra i quali, tra meno di dieci giorni (la prima votazione è prevista per il 23 di novembre), verrà fuori il successore di Massimo Carpinelli. Queste sono state le loro risposte, o meglio, le riflessioni sull’argomento di un’Università con radici profonde nel territorio ma allo stesso tempo attrattiva.

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Luca Deidda. «Mi riconosco nelle parole di Fois. La nostra missione è produrre e diffondere conoscenza e competenze utili al progresso. Della Sardegna, dell’Europa, del mondo. Questo è il miglior servizio anche per la nostra terra. L’isola ha bisogno di progresso e di giovani; i giovani sono attratti dalle buone università. Attraiamo non sardi in molti corsi di laurea, i nostri dottorati sono tra i più internazionali d’Italia per provenienza degli studenti. Studenti non sardi ci hanno scelto per la scuola superiore di Sardegna. Da qui si parte per il futuro. Innovando, per intercettare la domanda globale di competenze, facendo squadra nella ricerca e investendo nei giovani. Promuovendo la nostra offerta formativa a Sassari ma anche sviluppandola in sedi estere. Investendo nella formazione continua e trasferendo competenze alle imprese, alla PA e al terzo settore; e progettando insieme sui fondi europei. Attivi anche su temi cruciali come i trasporti. Non sta a noi risolverli, ma lavorare con le amministrazioni e la RAS per ottenere migliori servizi. E la sanità. Siamo la AOU, dobbiamo mettere la medicina universitaria nelle migliori condizioni per dare il suo contributo.»

Gian Paolo Demuro. «Condivido l’idea che l'Università abbia una vocazione che va ben al di là del territorio, la didattica e soprattutto la ricerca non hanno - per definizione - confini, vivono anzi di un continuo e fecondo scambio scientifico e culturale. Lo studio significa inclusione e dialogo e confronto tra saperi. Ma l'Università è anche condizionata dal territorio, senza trasporti efficienti, senza garantire benessere agli studenti, senza mezzi adeguati per la ricerca, lo sviluppo dell'Università è una sfida difficile da vincere. Non posso che essere a favore dell'apertura e non della chiusura territoriale di un’isola, i cui confini devono divenire rapporto, legame e mai separazione: a condizione che ognuno faccia la propria parte. Che poi lo studente venga da Sondrio o da Elini, avrò sempre di fronte a me giovani che chiedono la possibilità di conoscere e di imparare da chi conosce, la libertà di scegliere, di misurare se stessi e di crearsi una prospettiva lavorativa.

Roberto Furesi. «Alcuni passaggi del discorso di Marcello Fois sono sicuramente condivisibili, in particolare quelli sulla funzione dell’Università: il nostro Ateneo ha il compito di creare conoscenza e formare persone, più che lavoratori. E deve dare gli strumenti per affrontare il mondo esterno, sotto tutti gli aspetti. Resta il fatto, però, che non si può prescindere dal territorio, che va declinato nella giusta maniera. Così come il rapporto con la politica: biasimo un approccio localistico, però in altre regioni si è visto che un rapporto di collaborazione bene indirizzato può dare ottimi risultati. In generale, credo che si debba andare a stanare tutte le energie positive e fare sistema con queste. Perché venire a Sassari? Stiamo lavorando per creare le condizioni ma il processo è lento, bisogna impegnarsi giorno per giorno. Anche l’obiettivo di una città universitaria è a lunghissimo termine, più giusto pensare a una città a carattere universitario che si fa con tante piccole cose e non con i colpi a effetto che tutti siamo capaci di fare ma portano a poco».

Plinio Innocenzi. «Le parole di Marcello Fois sono totalmente in linea col mio pensiero, facendo una battuta direi che avrei potuto scriverlo direttamente io. Ho già detto altre volte che un’Università chiusa e limitata non serve a nessuno, tanto meno al territorio: io vorrei un Ateneo aperto, inclusivo e attrattivo; che poi è l’unico modo per incidere e portare sviluppo. Sono stato all’estero per tanti anni e alla fine sono arrivato ad avere questa visione dell’Università, forse diversa rispetto ad altri, ma credo che l’unica soluzione sia quella di aprirci, fare ricerca ed essere competitivi. Non possiamo prescindere dal garantire qualità e prospettive di lavoro, non siamo un ente territoriale. L’Università è un’istituzione statale e dedita alla ricerca, non deve sostituirsi alle istituzioni direttamente preposte alla politica. Casomai, deve essere dedita a fare ricerca. Perché uno studente dovrebbe iscriversi qui? La risposta dovrebbe essere perché a Sassari riceverà una formazione che gli consentirà di competere alla pari con chi esce dagli altri atenei».

Gavino Mariotti. «Le questioni si possono riassumere in due principali evidenze: attrattività e competitività dell'Ateneo. La qualità dell'offerta formativa, una buona didattica e ricerca sono gli elementi di forza del nostro Ateneo. Credo serva una nuova proposta didattica che tenga conto anche delle peculiarità del territorio e del mondo del lavoro, elaborata da un'azione di ascolto e condivisione degli stakeholder. Inoltre ritengo che gli elementi di competitività si sviluppino in una nuova prospettiva che prevedano un'azione comune, nel tracciare azioni e obiettivi condivisi di sviluppo per un rilancio del sistema Universitario, con mete nazionali e internazionali. E' dovere dell'Ateneo promuovere i valori identitari, come elementi di sviluppo e crescita, progettando modelli di promozione basati sulla conoscenza della cultura, sul merito e competenze che siano inclusive e sostenibili. Tutti gli elementi che contribuiscono e compongono gli obiettivi rappresentati passano per un'azione sinergica tra l'Università e il territorio al fine di proporre non solo una buona didattica ma anche una buona accoglienza, una buona accessibilità una buona mobilità».

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