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Sassari, delitto a Ottava: 15 anni a Ventriglia

Nadia Cossu
Sassari, delitto a Ottava: 15 anni a Ventriglia

Condannato anche in appello il 26enne che a maggio del 2018 accoltellò il calciatore Nico Della Morte

14 novembre 2020
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SASSARI. Esclusa l’aggravante della minorata difesa, la corte d’assise d’appello presieduta dal giudice Maria Teresa Lupinu (relatrice Plinia Azzena) ha condannato Daniele Ventriglia a quindici anni di carcere, sei mesi in meno rispetto alla pena che gli era stata inflitta in primo grado con il rito abbreviato per l’omicidio del giovane calciatore Nico Della Morte, avvenuto a maggio del 2018 nella frazione di Ottava.

L’imputato, nell’ultima udienza prima che la corte si ritirasse in camera di consiglio, aveva chiesto perdono ai familiari della vittima. E lo aveva chiesto anche a sua figlia «per averle rovinato la vita – aveva detto in aula – e averla privata di me, suo padre».

Daniele Ventriglia, 26enne sassarese, due anni e mezzo fa aveva ucciso con una coltellata al cuore il calciatore di 23 anni Nico Della Morte, a pochi passi dal campo sportivo di Ottava, frazione di Sassari.

«Ventriglia è colpevole e la condanna di primo grado deve essere confermata». Poco prima della richiesta di perdono da parte dell’imputato, lo scorso 30 ottobre, il procuratore generale Maria Gabriella Pintus aveva sollecitato alla corte d’assise d’appello la conferma dei quindici anni di carcere, pur escludendo l’aggravante della minorata difesa. Richiesta alla quale si erano associati gli avvocati di parte civile Marco Costa e Vito Zotti che pur prendendo atto delle parole dell’imputato avevano chiesto alla corte un giudizio sulla pena che non poteva essere in alcun modo diminuita. Ieri mattina, l’esclusione di quell’aggravante ha determinato una lieve diminuzione – pari a sei mesi – della pena. Il difensore di Ventriglia, l’avvocato Marco Palmieri, aveva invece chiesto la disapplicazione di tutte le aggravanti contestate al suo assistito.

L’imputato era stato fermato dalla polizia poche ore dopo l’ omicidio del calciatore originario di Chiavenna e aveva confessato il delitto. Il 26enne – con un passato difficile e una figlia piccola – quella sera era uscito di casa con due coltelli da cucina in tasca, forse proprio con l’intenzione di raggiungere il rivale al circolo della Polisportiva Ottava. L’aggressione mortale era avvenuta intorno all’una del mattino. Le forze dell’ordine gli avevano dato la caccia tutta la notte, poi la polizia lo aveva intercettato a bordo di un’auto di un conoscente mentre andava a costituirsi. Della Morte, fidanzato con la figlia del presidente della squadra dell’Ottava, si trovava nel circolo accanto al campo sportivo insieme ai compagni di squadra. Sul posto era arrivato anche Ventriglia, era nata una discussione: il calciatore aveva invitato il giovane ad andarsene e la lite era proseguita in mezzo alla strada. E qui, sotto la luce dei lampioni, si era consumato il delitto. Poi la fuga, durata però solo poche ore. Perché una pattuglia della polizia stradale – che era impegnata nelle ricerche con alcune volanti della questura – aveva incrociato una Fiat 600 con due giovani a bordo. L’auto non si era fermata, la pattuglia aveva costretto il conducente ad accostare e a quel punto il passeggero aveva dichiarato subito le generalità: «Sono Daniele Ventriglia». Entrambi erano stati accompagnati negli uffici della questura e gli investigatori della squadra mobile avevano cominciato un lungo interrogatorio che si era concluso con una dettagliata confessione. Il 25enne aveva fornito indicazioni per fare ritrovare il coltello ancora sporco di sangue, il giubbotto e il cellulare. Poi era stato accompagnato in carcere con l’accusa di omicidio volontario.

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