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Sassari

Covid, un 75enne di Perfugas: «Io, malato di leucemia sempre assistito e curato»

Giuseppe Pulina
Covid, un 75enne di Perfugas: «Io, malato di leucemia sempre assistito e curato»

Ex docente ringrazia l’ospedale di Sassari: ho trovato conforto e comprensione

17 novembre 2020
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PERFUGAS. È una storia di rinascita e di speranza. La racconta un insegnante di Perfugas in pensione da diversi anni, da quando ha, in pratica, tenuto l’ultima lezione di Educazione tecnica, disciplina alla quale ha dedicato l’intera sua docenza.

Si chiama Egidio Addis, ha 75 anni, è stato anche vice sindaco del suo paese e conserva una voglia di vita che la malattia non ha affievolito. Oggi si ritrova a casa dove sta curando la patologia che gli ha stravolto l’ultimo anno di vita. Vuole raccontare la sua esperienza per testimoniare quanto si stia continuando a fare negli ospedali anche per i pazienti che hanno patologie diverse dal covid. Le sue sono parole di gratitudine rivolte a tutto il personale dell’ospedale di Sassari che per mesi lo ha assistito. In cima alla lista, il dottor Francesco Longu, il medico che, prendendogli la mano e guardandolo negli occhi, gli aveva diagnosticato una leucemia mieloide acuta. «Tutto ha avuto inizio quel giorno, nel suo laboratorio, e le mie domande sulla malattia e, soprattutto, sui tempi. Volevo sapere quanto le informazioni che avevo raccolto corrispondessero al quadro reale della mia situazione. Mi ha prospettato la possibilità di una chemio leggera che ho iniziato dopo aver consultato uno specialista di Roma che confermò la diagnosi». Ogni mese, e per dieci mesi di seguito, la terapia prevedeva due iniezioni sottocutanee, per sette giorni, e la verifica dell’emocromo. «Nella diagnosi era presente anche un altro trattamento di chemio che ho chiesto di provare, malgrado il costo molto alto. La terapia è stata però sospesa perché dall’emocromo risultavano valori quasi azzerati». Il quadro clinico è andato avanti aggravandosi, rendendo necessari il ricovero ospedaliero e ripetute trasfusioni. «Sono grato ai tanti donatori e anche a chi mi ha assicurato ancora una volta le cure necessarie».

Cure difficili, perché l’emergenza sanitaria ha costretto anche il signor Egidio all’isolamento e a condividere la sorte di tanti altri degenti, ospitati in una struttura sanitaria senza poter vedere e incontrare parenti e amici. «A un certo punto mi sono sentito lontano, troppo lontano, da Perfugas. Ho chiesto al primario di essere rimandato a casa. I medici hanno accolto la richiesta. Sono rientrato a casa, ho ripreso a mangiare e continuo a fare le mie trasfusioni. Il mio desiderio è dire come, malgrado le difficoltà del presente, ci siano reparti e ospedali in cui si può ancora trovare conforto e comprensione».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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