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Sassari

dichiarazioni dei redditi fasulle  

Falsi permessi di soggiorno, tre a processo, una assolta

Falsi permessi di soggiorno, tre a processo, una assolta

SASSARI. L’obiettivo sarebbe stato quello di ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno a favore di alcuni cittadini extracomunitari. Secondo la Procura, per fare in modo che ciò avvenisse, gli...

21 novembre 2020
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SASSARI. L’obiettivo sarebbe stato quello di ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno a favore di alcuni cittadini extracomunitari. Secondo la Procura, per fare in modo che ciò avvenisse, gli indagati (tra cui un’impiegata di un ufficio del Caf e una collaboratrice saltuaria, entrambe sassaresi) avrebbero simulato «l’instaurazione di un rapporto di lavoro domestico presso l’Inps, procedendo anche al versamento dei contributi, così da far risultare dalla banca dati la retribuzione ad essi relativa». Retribuzione che sarebbe servita per documentare il reddito e così conseguire il titolo di soggiorno. «Assunzioni – scrive il pubblico ministero – poi risultate non veritiere a seguito dei controlli effettuati dalla polizia di Stato».

Con questa condotta, quattro imputate (due donne sassaresi, una senegalese e una nigeriana) avrebbero indotto in errore l’ufficio immigrazione della questura di Sassari che effettivamente aveva rilasciato alla senegalese e alla nigeriana (imputate ndc) il permesso di soggiorno».

A conclusione delle indagini preliminari la Procura ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di tutte e quattro le indagate. Tre (assistite dagli avvocati Claudio Mastandrea, Paola Cannas e Salvatore Masia) hanno scelto di andare a dibattimento, la quarta invece – ossia la collaboratrice saltuaria del Caf – difesa dall’avvocato Gianluigi Poddighe, ha affrontato il processo con il rito abbreviato ed è stata assolta per non aver commesso il fatto.

Il legale ha svolto indagini difensive che hanno consentito di accertare l’assoluta estraneità della sua assistita. In particolare è stato appurato che aveva lavorato solo per un brevissimo periodo alle dipendenze di quell’ufficio e che il suo compito era sistemare e fare fotocopie. Molto difficile, in sostanza, che potesse falsificare documentazione di cui nulla sapeva.

Il giudice, accogliendo la tesi del difensore Poddighe, l’ha assolta per non aver commesso il fatto. (na.co.)

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