Pestaggio in centro, 22enne condannato
di Nadia Cossu
Due anni e 4 mesi a Pietro Silanos per la brutale aggressione avvenuta nel 2018 ai danni di un giovane della Guinea
21 novembre 2020
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SASSARI. Due anni e quattro mesi di reclusione per quel brutale pestaggio contro un giovane di 24 anni originario della Guinea, da anni trapiantato a Sassari. L’aggressione era avvenuta in mezzo alla strada all’altezza del semaforo nell’incrocio tra corso Margherita di Savoia e corso Cossiga.
La sentenza è stata emessa ieri mattina dal giudice Antonello Spanu al termine del rito abbreviato nei confronti di Pietro Silanos, 22enne sassarese considerato il capo del branco che due anni fa fu protagonista di quell’aggressione. Pena che si discosta di pochissimo da quella chiesta dal pubblico ministero Angelo Beccu (due anni e otto mesi) titolare dell’inchiesta che era stata seguita in prima persona anche dal procuratore capo Gianni Caria. A conclusione del processo è stata esclusa l’aggravante razziale contestata solo a uno degli altri due componenti del gruppo. Ossia il giovane che aveva sferrato una gomitata al fianco del 24enne straniero che sorpreso e sofferente per la botta presa aveva chiesto il motivo di quell’aggressione e si era sentito rispondere così: «Io sono a casa mia, vai a casa tua. A casa mia faccio quello che voglio». La sua vicenda processuale e quella del terzo componente del branco hanno seguito un altro percorso giudiziario: difesi dagli avvocati Paolo Spano e Pierluigi Carta i due giovani stanno beneficiando della “messa alla prova”.
Pietro Silanos, difeso dagli avvocati Paola Dessì e Gabriele Satta era stato arrestato il 18 settembre di due anni fa dalla polizia locale di Sassari. L’esame delle immagini delle telecamere attorno alla zona in cui si era verificato il pestaggio aveva fornito agli agenti coordinati dal comandante Gianni Serra elementi interessanti per ricostruire la composizione del branco che aveva pestato il giovane della Guinea.
Tutto era accaduto la sera del 10 settembre del 2018. Il 24enne, assistito nel processo dall’avvocato Antonio Canu, era diretto in piazza d’Italia dove aveva appuntamento con un amico. All’incrocio con Corso Margherita di Savoia si era fermato al semaforo in attesa del verde: dall’altra si era materializzato il branco ed era scattata la violenza.
Un fatto molto grave che aveva creato sdegno in città, tanto che l’Anpi e la Rete delle Associazioni avevano chiesto un incontro urgente al prefetto dell’epoca.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
La sentenza è stata emessa ieri mattina dal giudice Antonello Spanu al termine del rito abbreviato nei confronti di Pietro Silanos, 22enne sassarese considerato il capo del branco che due anni fa fu protagonista di quell’aggressione. Pena che si discosta di pochissimo da quella chiesta dal pubblico ministero Angelo Beccu (due anni e otto mesi) titolare dell’inchiesta che era stata seguita in prima persona anche dal procuratore capo Gianni Caria. A conclusione del processo è stata esclusa l’aggravante razziale contestata solo a uno degli altri due componenti del gruppo. Ossia il giovane che aveva sferrato una gomitata al fianco del 24enne straniero che sorpreso e sofferente per la botta presa aveva chiesto il motivo di quell’aggressione e si era sentito rispondere così: «Io sono a casa mia, vai a casa tua. A casa mia faccio quello che voglio». La sua vicenda processuale e quella del terzo componente del branco hanno seguito un altro percorso giudiziario: difesi dagli avvocati Paolo Spano e Pierluigi Carta i due giovani stanno beneficiando della “messa alla prova”.
Pietro Silanos, difeso dagli avvocati Paola Dessì e Gabriele Satta era stato arrestato il 18 settembre di due anni fa dalla polizia locale di Sassari. L’esame delle immagini delle telecamere attorno alla zona in cui si era verificato il pestaggio aveva fornito agli agenti coordinati dal comandante Gianni Serra elementi interessanti per ricostruire la composizione del branco che aveva pestato il giovane della Guinea.
Tutto era accaduto la sera del 10 settembre del 2018. Il 24enne, assistito nel processo dall’avvocato Antonio Canu, era diretto in piazza d’Italia dove aveva appuntamento con un amico. All’incrocio con Corso Margherita di Savoia si era fermato al semaforo in attesa del verde: dall’altra si era materializzato il branco ed era scattata la violenza.
Un fatto molto grave che aveva creato sdegno in città, tanto che l’Anpi e la Rete delle Associazioni avevano chiesto un incontro urgente al prefetto dell’epoca.
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