La Nuova Sardegna

Sassari

«Uccido te e tuo figlio», ex compagno a processo a Sassari

di Nadia Cossu
«Uccido te e tuo figlio», ex compagno a processo a Sassari

Imputato un 40enne, insulti e minacce di morte: «Il 20 giugno vi ammazzeremo». Il gip dispone il giudizio immediato. La vittima costretta per anni a dargli denaro

06 dicembre 2020
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SASSARI. Un giorno le aveva mandato un messaggio sul telefonino: «Sto contattando più persone possibili di Mores, poi ne parliamo di persona, uccideremo tuo figlio... conserva questo messaggio, ti sto avvisando col mio nome e cognome... presto verrò a suonare a casa».

Quelle minacce sempre più insistenti che a un certo punto erano state indirizzate anche verso il suo bambino l’avevano fatta piombare in un incubo che giorno dopo giorno diventava sempre più opprimente fino a renderle la vita impossibile. Anche perché quell’uomo, un 40enne siciliano ex compagno e convivente della donna (una 43enne), continuava a perseguitarla pur essendo sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora in Sardegna, obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima. Ora il gip di Sassari Antonello Spanu ha disposto nei suoi confronti il giudizio immediato e il processo comincerà a febbraio. Le accuse di cui l’imputato deve rispondere sono maltrattamenti in famiglia, minacce, estorsione e violazione degli obblighi e dei divieti derivanti dal provvedimento che era stato emesso nei suoi confronti e che tra le altre cose prevedeva il divieto di contattare la ex compagna anche telematicamente. Cosa che lui invece fece più volte in una chat internet.

Erano quasi all’ordine del giorno le chiamate vocali, i messaggi, gli insulti, le richieste di denaro, come se non bastassero quei soldi (complessivamente circa 15mila euro la somma accertata) che era riuscito, sempre sotto minaccia, a farsi versare sulla propria carta Postepay.

La donna, esausta dopo cinque lunghi anni di vessazioni, umiliazioni e maltrattamenti, si è rivolta all’avvocato Massimiliano Manca di Mores che la assisterà anche durante il processo nel quale si costituirà parte civile.

Tutto è cominciato nel momento in cui la 43enne si è rifiutata di consegnare i soldi che lui le chiedeva anche giornalmente. Denaro che gli sarebbe servito, questa la tesi emersa dalle indagini, per pagare i debiti di gioco. Erano partiti i primi insulti: «Sei una tro.., sei un rifiuto umano di mer.., hanno fatto bene i tuoi genitori a buttarti nella spazzatura e solo questi sardignoli di mer.. ti hanno raccolto per farti da schiava». E ancora: «Sei un’infame egoista» mentre le lanciava contro una sigaretta accesa sputandole addosso e buttandole la cenere nel piatto dove stava mangiando.

Un clima di terrore diventato insostenibile quando, poco prima dell’estate del 2019, una volta che la convivenza tra i due era finalmente finita, l’uomo non solo ha continuato a chiederle insistentemente denaro ma ha cominciato a minacciare ancora più pesantemente lei e suo figlio dicendo che sarebbe venuto in Sardegna e avrebbe «pestato a sangue» il ragazzino.

Per poi arrivare allo scorso 18 giugno, quando le fece credere che la minaccia di morte stava per concretizzarsi. Attraverso una terza persona che in quel momento frequentava la donna, l’imputato pronunciò le seguenti parole: «Bravo, ora hai condannato lei e il figlio alla morte, lui lo ammazzeremo a bastonate». In quell’occasione, scrive il gip, «lasciò intendere di aver programmato per il 20 giugno di attuare le minacce già espresse con il concorso di terze persone». Un piano che per fortuna non si realizzò. Ora sarà il processo a stabilire come sono andati i fatti e come si concluderà questa brutta storia.

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