La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, il report del Sole 24 Ore: niente lavoro, più povertà ma la città può reagire

di Luigi Soriga
Sassari, il report del Sole 24 Ore: niente lavoro, più povertà ma la città può reagire

Visconti: «Il turismo ha perso il 70%». Mariotti: «L’Università pronta con le idee». Sardara: «Si può volare come la Dinamo». Sanna: «Sblocchiamo le risorse ferme»

17 dicembre 2020
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SASSARI. Il Sole 24 Ore, come ogni anno, ha tastato il polso alle province italiane, per valutare lo stato di salute. Sassari se la passa decisamente male: i principali indicatori sulla qualità della vita la piazzano al 62esimo posto sulle 107 complessive, retrocessa di quattro posizioni rispetto all’anno precedente. I parametri che vivisezionano la vivibilità di un territorio sono aggiornati al 2020, di questi 60 fanno riferimento addirittura alla pandemia, e danno l’idea di quanto il Covid abbia inciso sui bioritmi economici e sociali. Sassari è in caduta libera sul fronte occupazionale, ambito nel quale le cifre sono impietose: 90esimo posto, tra le ultime in Italia.

Stefano Visconti (presidente della Camera di Commercio): «L’economia del Nord Sardegna, e della città di Sassari in particolare, è stata duramente colpita dagli effetti della pandemia ancora in corso. Una economia già debole in era pre-covid, che non era stata in grado di tornare ai livelli precrisi del 2008, e che ora segna il passo e torna indietro di diversi lustri. Il dato che maggiormente fa riflettere è il calo delle assunzioni a tempo determinato, azzerate nei mesi di aprile, maggio e giugno, ed in ripresa nei solo mesi di luglio ed agosto, che portano ad un generale impoverimento della capacità di spesa. Conseguentemente, vanno in apnea anche i servizi alle imprese e il comparto mercantile, particolarmente quello di vicinato. Gli aeroporti segnano arrivi azzerati ad aprile e maggio, con una iniziale ripresa a giugno, più marcata a luglio e agosto, ma alla fine perdono il 60% del traffico passeggeri. Meglio, si fa per dire, i porti che perdono il 50% dei passeggeri rispetto al 2019. L’economia turistica paga il conto più salato, arrivando a perdere anche il 70% dei propri volumi rispetto al 2019. Unica nota positiva, le imprese che operano nel digitale, che spiccano il balzo ma essendo numericamente poche non invertono evidentemente il segno di una battuta d’arresto economica gravissima».

Gavino Mariotti (rettore dell’Università di Sassari): «Più che concentrarmi sui numeri e sulla statistica impietosa, preferisco mettere a fuoco le possibili soluzioni. E la prima domanda che mi sono posto è stata questa: quale contributo può mettere in campo l’università per contribuire allo sviluppo e alla ripresa economica? Proprio su questo tema ci siamo da poco confrontati con il presidente della Regione Solinas, e per quanto mi riguarda è stato un confronto estremamente positiva. Da parte nostra abbiamo messo a disposizione del territorio tutte le nostre competenze, in qualsiasi ambito, e tutte le capacità progettuali di cui siamo capaci. Da parte sua la Regione ha espresso la volontà di coinvolgerci in una sorta di cabina di regia del Recovery Fund, per decidere come investire le risorse utili al rilancio, e noi siamo pronti a sederci in tutti i tavoli e offrire degli spunti. Non siamo in grado di creare posti di lavoro, ma siamo molto bravi nel tirare fuori delle buone idee».

Stefano Sardara (presidente della Dinamo). «D’istinto provo un rifiuto a tanta negatività ancorché inconfutabile e ho quindi pensato al rovescio della medaglia. Sassari sarà pure nei bassi fondi delle statistiche virtuose nazionali, ma è molto di più di quello che le statistiche dicono: per dirla in termini cestistici è come quel giocatore che non vedi mai nelle classifiche di punti, assist o rimbalzi, ma che quando manca in campo te ne accorgi, eccome! Oggi Sassari ha un tumulto intellettuale e intelligente di giovani, invidiabile; rappresenta appieno quello che è la Dinamo: un calabrone che per la scienza non potrebbe volare, ma lui se ne frega e vola lo stesso. Un moderno Wlly coyote che cade ma non muore mai, che ad ogni caduta trova un modo per rialzarsi e nonostante la stringente crisi acuita dalla pandemia, ancora tiene botta e, soprattutto, non molla. Noi sassaresi spesso ci dimentichiamo di ciò che abbiamo, io per primo, ma ho la “fortuna” di ricevere spesso “continentali” che sposando la mia nota filosofia podistica, girano a piedi. E spesso quindi ricevo complimenti per Piazza d’Italia, per i giardini di Monserrato, per il Duomo, per l’ordine, il decoro e la pulizia della città, per la cordialità delle persone, per la vivibilità in generale. Provate a chiedere a Gianmarco Pozzecco che ha girato il mondo per lavoro, come si trova, come vive a Sassari. La città ha una percentuale invidiabile di verde, un Museo appena ristrutturato, la fontana di Rosello che ho fatto conoscere ai “continentali” riscuotendo serio apprezzamento, una Università di alto livello con oltre 400 anni di storia. Nell’ultimo ventennio la città è cresciuta, è migliorata e oggi sta migliorando ancora. Purtroppo la stringente crisi economica spesso ci obbliga a fare pentole e coperchi, sia per l’amministrazione comunale che per i cittadini; ma nessuno si tira mai indietro. Abbiamo dei problemi? Certo, non lo nego assolutamente, e dobbiamo lavorarci tutti assieme, ma non cadiamo nell’errore di buttare via acqua e bambino, perché l’acqua sarà pure torbida, ma il bambino è sano e soprattutto abbiamo le risorse mentali e culturali per cogliere appieno le opportunità che il post pandemia darà a tutti.

Nicola Sanna (ex sindaco di Sassari). «La crisi fotografata dai numeri non riguarda solo Sassari, è estesa su tutta la Regione. Se Cagliari un po’ si salva, lo deve al comparto pubblico. Parliamo di 20mila buste paga erogate dall’impiego pubblico, tra Regione e vari uffici. Sassari invece paga in maniera più drastica la crisi dell’industrializzazione di massa, che vede il polo di Porto Torres in ginocchio. C’è un dato, tra i tanti, che salta agli occhi: Sassari è tra i primi 10 comuni in Italia per le misure di sostegno alle famiglie povere. Questo dà il peso della crisi. Purtroppo in questi frangenti il sostegno pubblico diventa determinante per la ripresa, e la classe dirigente dovrà muoversi con competenza e in fretta nel trovare risorse da mettere in campo. Al momento però non vedo programmazione per il futuro, e molti investimenti pronti a decollare sono fermi al palo».

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