La Nuova Sardegna

Sassari

Tragedia dentro le tenute assoluzione per Delogu

di Luca Fiori
Tragedia dentro le tenute assoluzione per Delogu

Nel 2017 Paride Meloni era morto dopo aver respirato i gas di fermentazione  Per il giudice il proprietario dell’azienda non fu responsabile dell’incidente

16 gennaio 2021
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SASSARI. Non ci fu alcuna responsabilità da parte di Piero Delogu, titolare delle omonime tenute sulla strada per Alghero, nella morte dell’agrotecnico sassarese Paride Meloni, di 46 anni, dipendente da più di vent’anni dell’azienda vinicola.

Lo ha stabilito ieri mattina il giudice Elena Meloni che ha assolto con formula ampia l’imprenditore finito a processo con l’accusa di omicidio colposo. Paride Meloni, era deceduto a settembre del 2017 dopo aver respirato i gas di fermentazione del mosto messo a riposare in uno dei silos della Tenuta che si trova a pochi chilometri da Alghero.

Per il pubblico ministero Angelo Beccu «Paride Meloni non avrebbe dovuto avventurarsi senza precauzioni attraverso quel chiusino - aveva detto il pm la scorsa udienza - e quell’imprudenza gli era costata la vita. Il pm aveva chiesto il minimo della pena, individuando nell’azienda vinicola una minima parte di responsabilità per la tragedia.

Ipotesi che era stata smontata dal difensore di Delogu, l’avvocato Nicola Lucchi. Salire sul tetto dei silos, secondo l’avvocato Lucchi, fu un gesto «di negligenza assoluta da parte del lavoratore». Ma il legale difensore la scorsa udienza aveva elencato anche altre condotte non prudenti che l’agrotecnico avrebbe tenuto quel giorno: «Non indossava la maschera antigas, necessaria in quell’ambiente dove stava operando, non usò l’imbragatura e volle fare tutto da solo, tanto che mandò via altri lavoratori che erano presenti in quel momento».

Tutto, per il legale, farebbe propendere per una tragedia imprevedibile e imprevista. Lucchi aveva sottolineato come lo stesso pubblico ministero Angelo Beccu nella sua discussione avrebbe evidenziato la condotta negligente della vittima. Paride Meloni non avrebbe in sostanza dovuto avventurarsi senza precauzioni – aveva detto il sostituto procuratore – e quella imprudenza gli costò la vita. Il giudice ieri ha accolto la richiesta di assoluzione tenendo conto anche del fatto che un anno prima del terribile incidente - era emerso durante il processo - gli uomini dello Spresal avevano fatto un sopralluogo nell’azienda e tutto era risultato in regola.

L’8 settembre del 2017 Paride Meloni salì sul silos forse per vedere a che punto era il mosto. Appena si era affacciato una vampata lo aveva investito – questa era stata la ricostruzione della prima ora – e non era riuscito a riprendersi. I colleghi lo avevano cercato, non lo trovavano nell’azienda, lo chiamavano al cellulare ma il telefono squillava a vuoto. Poi un operaio lo aveva trovato senza vita. «Paride era uno che si spostava molto all’interno delle Tenute – aveva raccontato il giorno dopo la tragedia proprio Piero Delogu – faceva anche il manutentore. Conosceva perfettamente questo lavoro, era con me da 25 anni». Non solo un dipendente, quindi, ma uno di famiglia. Un bravissimo cantiniere, scrupoloso e attento». Vittima purtroppo di una tragedia.

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