La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, viale Trento transennato tra rabbia e rassegnazione

di Giovanni Bua
Sassari, viale Trento transennato tra rabbia e rassegnazione

I lavori iniziati lunedì chiudono un altro tratto di un’arteria già “prosciugata”. I commercianti: «Aspettando le soluzioni noi qui moriamo in silenzio»

02 febbraio 2021
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SASSARI. Più che caos, desolazione. Più che rabbia, rassegnata disperazione. Scorreva già a rilento il sangue della malandata arteria che collega la parte bassa e alta della città. Interrotto da quel terrapieno chiuso da settembre dello scorso anno, e da allora abbandonato tra scavi, assaggi, transenne e divieti. Scorreva già a rilento la vita in viale Trento, tra residenti impegnati a ridisegnare cervellotici percorsi per rientrare a casa, e commercianti sgomenti a contare cali di clientela e incassi. La chiusura, iniziata ieri mattina, e che andrà avanti fino a sabato, di un ulteriore tratto della strada, dall’incrocio con via Jolanda a quello con viale Caprera, non è stato dunque un masso in mezzo a un fiume in piena, ma solo un sasso gettato in un triste stagno.

«Che lavori fanno?», chiedono gli automobilisti deviati già da prima mattina dalla polizia locale di fronte al buco che inizia a prendere forma all’altezza di viale Caprera. E ancora «Come faccio a tornare a casa? Dove posteggio per fare la spesa?».

Pochi i respiri di sollievo alla notizia che lo scavo è di Abbanoa, e che serve per realizzare un bypass lungo la rete fognaria di viale Trento, che consentirà di deviare i reflui verso un’altra condotta, primo indispensabile passo per il risanamento del terrapieno. «Ci vorranno anni», la risposta sconsolata.

«Quello che è certo - sottolinea Bernadetta Casu del bar Bistrot – è che la chiusura di viale Trento per noi è stata una mazzata. E se, non avessero riaperto almeno il traffico pedonale, ci avrebbe portato al fallimento». I clienti abituali, che ritirano caffè da asporto e buttano un occhio al desolato cantiere, annuiscono. «La chiusura di questo ulteriore tratto di strada – continua – non fa che peggiorare le cose. Speriamo almeno che serva a sbloccare il cantiere. A dare un segno di ripresa in questo periodo orribile».

«Vorrei che qualcuno – spiega Simone Puggioni, della vicina edicola – avesse il coraggio di dirci che viale Trento resterà chiusa per due o tre anni. E che ha un piano in testa. Perché, se in questo periodo da qui passeranno solo pedoni, potrebbe anche essere un bene, a patto di organizzare posteggi scambiatori, dove uno lascia la macchina e raggiunge a piedi il centro. Così invece posteggi non ce ne sono come sempre, le multe fioccano. E arrivare in auto ormai è faccenda da esperti. E noi nel mentre moriamo».

Ed effettivamente districarsi tra transenne e divieti è rebus da solutori più che abili. Nel quale si avventura solo chi è costretto per obblighi di residenza o lavoro. Per arrivare nella parte bassa di via Jolanda, per dire, in questa settimana di lavori bisognerà, scendendo da viale Trento, girare a sinistra in via Nizza, percorrere via Garavetti e via Abozzi e fino a via Guarino, da lì scendere in via Oriani e raggiungere la parte alta di via Jolanda da percorrere tutta fino a viale Trento. «Viene il mal di testa solo a spiegarlo – sottolinea Vittorio Morittu della storica cartoleria di viale Caprera – eppure c’è gente che questo giro è costretto a farlo più volte al giorno. E chi non è costretto chiaramente si tiene lontano, dando l’ulteriore mazzata alle attività che qui, eroiche, resistono. La colpa non so di chi sia, anche se vedo ogni giorno il palazzo ad angolo tra via Jolanda e viale Trieste, anche lui al centro di un contenzioso con Abbanoa. Ci sono voluti anni, e si è risolto ben poco. Io spero che, chi di dovere agisca in fretta. E pensi a riparare i danni che questa situazione sta causando. Prima che per questo quartiere sia troppo tardi».

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