La Nuova Sardegna

Sassari

Tra spesa bunker e comfort food

di Andrea Massidda
Tra spesa bunker e comfort food

Due manager del settore raccontano come il virus ha modificato il modo di fare la spesa dei sassaresi

18 aprile 2021
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wSASSARI. Dalle mega scorte di cibo fatte senza badare troppo allo scontrino sino al graduale ritorno verso un controllo accurato dei volantini con le offerte speciali e le promozioni, o al più recente sollievo esistenziale individuato nel cosiddetto comfort food. Dalla ricerca spasmodica di disinfettanti, guanti e mascherine alle provviste di Aperol e prosecco per gli immancabili video-aperitivi con gli amici, sino all’attuale sperimentazione di vini di qualità da degustare rigorosamente offline. A poco più di un anno dall’inizio del lockdown che il 9 marzo del 2020 paralizzò per due mesi l’intero Paese, ora è davvero possibile fare un bilancio ragionato e ben documentato di come la pandemia, oltre ad aver stravolto lo stile di vita dei sassaresi, abbia radicalmente modificato anche il loro approccio ai consumi alimentari. Tutto per accorgersi che in questi tredici mesi di zone rossissime, rosse, arancioni, gialle e persino bianche la tipologia e la metodologia d’acquisto non è stata affatto omogenea, ma è mutata a seconda della percezione della pericolosità del virus e delle diverse misure di contenimento adottate dal governo e dalle amministrazioni locali. La spesa bunker. In questa multicromata quarantena lunga quanto un’era geologica, sotto i ponti del commercio alimentare di acqua ne è passata tantissima. A confermarlo è Michele Orlandi, direttore della rete Conad per la Sardegna e l’Emilia. «Oggi – commenta – pensare che esattamente un anno fa i cittadini facevano incetta di cibo come se stesse per scoppiare una guerra nucleare può strappare un sorriso proprio come vedere qualcuno che ancora si mette a cantare sul balcone di casa, ma la verità è che in quel periodo le persone erano terrorizzate dall’idea di trovare gli scaffali vuoti. In realtà un rischio del genere non c’è mai stato, però bisogna tener conto che nessuno sapeva a che cosa saremmo andati incontro. Fatto sta – continua Orlandi – che nel primissimo lockdown c’è stata una corsa frenetica ad accaparrarsi pasta, riso, pelati, tonno e carne in scatola e surgelati vari. E che parallelamente, siccome il tempo libero a disposizione era molto, in tanti si sono dilettati in cucina. Morale: sono crollati gli acquisti di prodotti come pane, dolci e prodotti di gastronomia, mentre è cresciuta a dismisura la vendita di farina, lievito di birra, uova, burro e mozzarella per la pizza, perché si preferiva fare tutto in casa». Un esempio per tutti? I numeri della grande distribuzione dicono che mediamente tra marzo e maggio 2020 lo smercio di farina abbia subito un’impennata del 152 per cento, mentre quello del pane già sfornato sia crollato del 30 per cento.

Un popolo di chef. Un fenomeno registrato anche da Davide Firinu, responsabile del centro commerciale “La Piazzetta”, che al suo interno ospita un ipermercato della catena Nonna Isa (otto grandi punti vendita nella sola area vasta di Sassari). «Dati alla mano – rivela – è innegabile che anche i sassaresi nei mesi del primissimo lockdown si siano trasformati in aspiranti pizzaioli, pasticceri e panettieri, per non dire in piccoli chef. Ricordo anche che i clienti riempivano i carrelli come se dovessero rinchiudersi in un bunker e senza mettersi grandi problemi per il portafogli, tanto che lo scontrino medio da noi era aumentato del 50 per cento sino ad attestarsi a un più 30 per cento nel mese di agosto e a ritornare alla normalità in questi ultimi mesi. Insomma – continua – all’inizio della pandemia c’è stato indubbiamente un problema di psicosi collettiva e sono convinto che in molti abbiano ancora nelle loro credenze decine di scatolette mai aperte. I problemi di approvvigionamento ci sarebbero potuti essere soltanto nel settore ortofrutticolo, ma poi tutto è filato liscio».

La seconda ondata. Passata la grande paura, anche se i numeri dei contagi sono risaliti in autunno, il comportamento dei sassaresi nei mega store è mutato ancora: con l’allentamento delle misure di chiusura non soltanto sono scomparse le file, ma c’è stato anche un netto stop alle spese pazze e compulsive, seppure chi può si è consolato con prodotti di qualità. «Nella seconda ondata pandemica – spiega Firinu – eravamo tutti psicologicamente più preparati e soprattutto sapevamo che i beni di prima necessità non sarebbero mancati. Così le persone hanno smesso di spendere per il superfluo e, complice la crisi economica, a controllare con attenzione le offerte». Ma è stata premiata anche l’alta qualità. «Per le ultime feste pasquali – conclude Orlandi – molti nostri clienti non hanno rinunciato a coccolarsi con alimenti e vini pregiati: una sorta di consolazione agevolata anche dal risparmio dei pranzi al ristorante mancati per via delle normative anti Covid».

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