La Nuova Sardegna

Sassari

«Divina Provvidenza, ci serve aiuto»

«Divina Provvidenza, ci serve aiuto»

Drammatico appello dei dipendenti: «Gli anziani non vogliono andare via»

06 maggio 2021
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SASSARI. Un appello al sindaco, all’arcivescovo, alla magistratura. Perché permettano agli anziani ospiti della casa di riposo Divina Provvidenza di «vivere con serenità gli ultimi anni della propria vita». A firmarlo 28 dei 35 dipendenti della struttura in piazza Sant’Agostino, come tutti da 5 mesi senza stipendio e con il posto di lavoro appeso a un filo dopo la lettera dei giorni scorsi, firmata dal vice presidente del consiglio di amministrazione Andrea Pintus e inviata a tutti i parenti dei 75 ospiti, che annunciava che entro il 30 aprile tutti gli anziani sarebbero stati dimessi perché la Casa: «Non è in grado, principalmente sotto il profilo economico, di garantire, almeno temporaneamente, nelle prossime settimane i livelli minimi ottimali dei servizi di assistenza erogati».

In realtà solo 16 sono quindi andati via, riaccolti dai parenti. E nella struttura ne rimangono 59, tutti soggetti fragili: anziani, allettati, persone sole, malati psichiatrici della casa protetta, che versano la loro pensione per godere dell’assistenza con la loro retta che viene infatti integrata dai fondi dell’assessorato regionale alle Politiche sociali e dalla Assl. «Piangono – sottolineano i dipendenti nella lettera aperta scritta “alla cittadinanza sassarese – non vogliono lasciare la casa, hanno crisi di isterismo e depressione. Noi li abbiamo rassicurati, abbiamo parlato con i parenti che hanno subito forti pressioni. Abbiamo dovuto affrontare crisi di isterismo e depressione. E tutto questo per una decisione presa da un Cda che di fatto non esiste più, in cui manca il presidente, il rappresentante del sindaco e dell’arcivescovo. Che dice che deve chiudere ma poi non consegna le chiavi agli organi competenti. Organi a cui chiediamo di intervenire per mettere fine a questa incresciosa situazione».

Il problema è antico quanto complesso. Da una parte ciò che resta del Cda denuncia «la mancanza di sostegno da parte dei soggetti sociali e istituzionali del nostro territorio. Tradotto, è un richiamo anche alle responsabilità del Comune e della Curia, che devono ancora nominare i loro rappresentanti nel cda che già sta registrando la defezione della presidente Vincenzina Biddau. Dall’altra i dipendenti denunciano di non ricevere lo stipendio da mesi. E non è la prima volta, tanto che 11 di loro hanno ottenuto dal giudice pignioramenti che aggrediscono una parte delle rette, per la prima volta: 65 su 75. Pignoramenti che seguono quelli del 2019, sul contribuiti regionali e sulle somme erogate dall’Ats. (g.bua)

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