La Nuova Sardegna

Sassari

Spaccio a San Sebastiano una raffica di prescrizioni

di Nadia Cossu
Spaccio a San Sebastiano una raffica di prescrizioni

Dopo tredici anni si è chiuso senza condanne il processo a carico di 41 imputati L’inchiesta partì nel 2008 con le rivelazioni del pentito Bigella. Assolti due agenti

05 giugno 2021
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SASSARI. Una raffica di prescrizioni, qualche assoluzione «perché il fatto non sussiste» relativamente a singoli episodi di cessione di droga e tre assoluzioni – quelle più significative – nei confronti di due ex agenti di polizia penitenziaria e di un detenuto per i quali la Procura aveva invece chiesto condanne a 6 e 7 anni.

Si è chiuso ieri mattina con questa sentenza il processo contro 41 imputati (39 ex detenuti e due agenti) accusati di essere responsabili di un grosso giro di spaccio all’interno dell’ex carcere di San Sebastiano. Alla maggior parte degli imputati era stata contestata l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, alcuni erano invece finiti sotto accusa per singoli episodi di spaccio e i due in divisa per concorso esterno. Secondo gli investigatori la droga sarebbe entrata per anni a San Sebastiano dentro maialetti e agnelli cucinati e portati dai familiari ai propri cari reclusi. Ma sarebbe stata nascosta anche all’interno di pomodori, arance e panini.

A far partire l’inchiesta, tredici anni fa, erano state le rivelazioni di Giuseppe Bigella, il super pentito di Porto Torres teste chiave anche nel processo sulla morte in carcere (avvenuta nel 2007) del detenuto Marco Erittu. Lui infatti si autoaccusò del delitto e chiamò in correità altri due detenuti e un agente di polizia penitenziaria per i quali lo scorso aprile la Cassazione ha confermato tre ergastoli.

Nel 2008 Bigella aveva raccontato ai carabinieri che la droga girava nelle celle anche grazie a presunte connivenze tra carcerati e alcuni agenti . Le sue rivelazioni fecero finire davanti ai giudici tra gli altri Pino Vandi – ritenuto figura chiave del traffico (lui è uno dei tre condannati all’ergastolo perché ritenuto il mandante dell’omicidio Erittu) – e altre 40 persone in quella che venne ribattezzata operazione “Casanza”. Poi erano arrivati gli altri collaboratori di giustizia, Pasquale Cozzolino e Giovanni Brancaccio, a confermare in gran parte le sue dichiarazioni. E ancora, intercettazioni, ambientali e telefoniche, e le indagini affidate al nucleo di polizia penitenziaria.

Lo scorso settembre il pubblico ministero Giovanni Porcheddu al termine della requisitoria aveva chiesto tre condanne – una a 7 anni di reclusione e due a 6 anni – poi una raffica di prescrizioni e diverse assoluzioni. Le condanne erano state richieste in particolare per due agenti della polizia penitenziaria al tempo in servizio nel penitenziario sassarese – Antonio Del Rio, 46 anni, assistente, per il quale il pm aveva sollecitato 7 anni e 40mila euro di multa, e Giovanni Battista Calvia, 57, agente scelto ora in congedo: per lui 6 anni e 30mila euro di multa. E sei anni erano stati richiesti anche per Antonello Pinna, uno dei detenuti. Ieri i tre sono stati assolti dal collegio presieduto dal giudice Salvatore Marinaro.

A settembre del 2019 nel processo c’era stato un colpo di scena. Il perito nominato dal Tribunale per analizzare la sostanza sequestrata durante un blitz nelle celle aveva spiegato che all’interno degli involucri in cui si pensava ci fosse eroina era stato invece trovato solo “benzodiazepine”, il principio attivo dei farmaci ansiolitici, spesso somministrati ai detenuti per combattere gli stati d’ansia. Anche su questo elemento, oltre che sull’inattendibilità di Bigella, aveva puntato il collegio difensivo composto dagli avvocati Carlo Pinna Parpaglia, Massimiliano Tore, Marco Palmieri, Annalaura Vargiu, Giuseppe Onorato, Elias Vacca, Chiara Maninchedda, Gabriela Pinna Nossai, Paolo Spano, Gianluigi Poddighe, Herika Dessì, Agostinangelo Marras, Vittorio Campus, Luigi Esposito, Patrizio Rovelli, Letizia Doppiu Anfossi.

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