La Nuova Sardegna

Sassari

Cardini racconta la tragedia dei desaparecidos

Cardini racconta la tragedia dei desaparecidos

Incontro del regista sardo-argentino con gli alunni della III G del comprensivo “Brigata Sassari”

08 giugno 2021
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. «É un attimo … quando sei davanti ai “tuoi” ragazzi: devi portarli dentro alla realtà che stai presentando loro! Così, parlando dei totalitarismi di ieri e di oggi, durante l’ora di storia, il discorso si è posato per un attimo sulle dittature del Sud America, sui desaparecidos, quindi è suonata la campana! Nuova ora, nuova insegnante: quella di spagnolo. “Prof, ma Lei sa chi siano i desaparecidos?”». Così le docenti Orietta Chessa e Mariangela Sau della III G dell’Istituto Comprensivo “Brigata Sassari” raccontano l’inizio di un percorso di approfondimento interdisciplinare sulla dittatura argentina, che si è articolato in 3 fasi: analisi di documenti (fonti, video, pagine di cronaca,); confronto fra i ragazzi e infine, giacché i ragazzi hanno necessità di “sentire forte” tutto ciò che viene proposto, perché diventino capaci di intraprendere la propria strada di Vita, la testimonianza di qualcuno che dia loro conferma che in Argentina accadde tutto per davvero.

Da qui nasce l’incontro della classe III G dell’I. C. Brigata Sassari di Sassari, con il regista Carlos Cardini, argentino di nascita, sardo di adozione, che lo scorso 14 maggio, incontrandoli nella loro classe, nel rispetto delle norme anti-covid, ha raccontato ai ragazzi la propria esperienza durante gli anni della dittatura argentina di Videla (1976-1983), i fatti, le emozioni di allora e non ha nascosto loro la sofferenza, ancora vivida di oggi.

Carlos, con uno sguardo profondo come pochi, ha iniziato il suo racconto e i ragazzi hanno accolto con un silenzio surreale le sue parole, per quasi due ore. Il regista ha ripercorso le tappe del colonialismo europeo in America Latina, per giungere quindi a parlare dei diversi colpi di Stato militari nella parte meridionale del Nuovo Continente come un piano preordinato in nome della Guerra Fredda. Quindi Peron e la sua Evita hanno catturato l’attenzione dell’uditorio, immediatamente proiettato al marzo del 1976 nel clima del golpe:. E da qui “1000 e 1” storia di amici, parenti e di Carlos stesso durante la dittatura.

Nel racconto alla fine arriva la speranza: las madres y las abuelas de Plaza de Mayo. Alla loro caparbietà nella ricerca, nella richiesta di informazioni, nel collegamento di esse, si deve la nuova vita dei tantissimi giovani scomparsi: la memoria. È proprio questo il dono fatto ai giovani studenti che si apprestano ad affrontare l’esame di licenza e ad affacciarsi alla vita.



In Primo Piano
Ambiente a rischio

Avvistata una scia gialla, sulle Bocche l’incubo inquinamento

di Marco Bittau
Le nostre iniziative