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Sassari

Eriksen, dalla paura alla gioia per il suo risveglio

Christian Eriksen lascia il campo in barella dopo esser stato rianimato
Christian Eriksen lascia il campo in barella dopo esser stato rianimato

Il massaggio cardiaco immediato ha salvato la vita al giocatore della Danimarca e dell'Inter

13 giugno 2021
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Nell'anno maledetto del covid il calcio europeo vive il dramma del malore in campo di Christian Eriksen al 42' del primo tempo dell'attesa sfida tra Danimarca e Finlandia a Copenaghen. Il giocatore dell'Inter, che si era prodigato parecchio in campo senza mostrare alcuna difficoltà o problema, è riverso per terra. Una scena choc che toglie il respiro ai giocatori, lascia in lacrime gli spettatori sugli spalti. Le telecamere indugiano sulla scena, i commentatori sono sgomenti.


Il giocatore dell'Inter, 29 anni, è immobile, la tv ruba l'inquietante immagine dei suoi occhi sbarrati. Si capisce subito che non è infortunio di gioco, un semplice svenimento. Anche perché non c'era stato alcun contatto di gioco. I compagni danesi si mettono le mani nei capelli. Arrivano medico e massaggiatori che si muovono con un certo imbarazzo, Viene chiamata l'ambulanza, poi viene fermata. Il giocatore non si muove, con la testa girata. Si intuisce il dramma, non si vuole credere alla tragedia già vista in tanti campi di gioco, soprattutto minori, mai in una gara di una competizione così importante. Il medico pratica il massaggio cardiaco, l'intervento si prolunga nel tempo senza risultato, viene portato il defibrillatore.

I giocatori danesi in lacrime fanno ala al loro compagno, formano un circolo di protezione visiva per salvaguardare Eriksen, un atto di amore e di riguardo. Sotto choc anche i giocatori della Finlandia, che si erano opposti con coraggio alla supremazia tecnica della Danimarca. La moglie del giocatore arriva a bordo campo, piange, consolata dagli uomini della panchina. Nessuno pensa alla partita, al risultato, gli spettatori ammutoliscono, piangono e pregano, finché non viene presa l'unica decisione possibile. Partita sospesa, la barella porta via Eriksen: poi una foto, che ha subito fatto il giro del mondo, mostra l'interista vigile, con gli occhi aperti e una mano a sorreggere la fronte. Si passa così dal terrore alla speranza: dopo la corsa all'ospedale della capitale dove il giocatore affronta le prime cure per stabilizzare le sue condizioni arrivano notizie più confortanti. Il giocatore viene sedato ma le sue condizioni migliorano. La federcalcio danese rassicura: «Eriksen è sveglio».


Le mani giunte in segno di preghiera, gli incoraggiamenti dai compagni e rivali sparsi ora nelle varie Nazionali: è un coro che si unisce, da Ronaldo all'Inter, ai compagni Sensi e Hakimi. «Forza Chris!» ripetono tutti. Per gli Europei tanto attesi, visti come un segnale di ripresa verso il ritorno alla vita dopo il lungo inferno del covid, e che si erano aperti ieri sera con la grande festa dell'Olimpico, lo choc è stato grande. A Copenaghen il calcio ha vissuto un suo pomeriggio di angoscia e di paura, momenti infiniti di terrore. Che con lo scorrere del tempo hanno riaperto alla speranza: la gara sospesa si gioca, Danimarca e Finlandia tornano in campo, finisce 1-0 per i finnici. Ma poco importa, il tifo si unisce, la partita è per Eriksen nominato dall'Uefa "Man of the match".

La mente corre al 2012: fece gridare al miracolo la vicenda di Fabrice Muamba, 23 anni, centrocampista congolese del Bolton, colpito da infarto durante una partita di Premier League contro il Tottenham e rimasto senza conoscenza per ben 78 minuti, prima che il defibrillatore - utilizzato in campo, in ambulanza e ancora in ospedale - riuscisse a fargli riprendere conoscenza. Nel resto del mondo, si possono ricordare i drammi del 28enne centrocampista del Camerun Marc Foé, attacco cardiaco in campo nel 2003; del 22enne centrocampista del Siviglia Antonio Puerta, anche lui arresto cardiaco in campo, nel 2007; del 26enne difensore dell'Espanyol Daniel Jarque, trovato morto a seguito di un'asistolia nel ritiro della sua squadra a Coverciano, nel 2009; del difensore della Fiorentina Davide Astori, trovato senza vita nella sua camera in un albergo di Udine, dove la squadra era in trasferta, nel 2018.
 

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