La Nuova Sardegna

Sassari

Buddi Buddi, la ciclabile più snobbata del mondo

di Luigi Soriga
Buddi Buddi, la ciclabile più snobbata del mondo

Troppo stretta, con pericolosi incroci a raso, e soprattutto senza continuità  Il problema è che si interrompe di colpo: così i ciclisti preferiscono la 4 corsie

09 luglio 2021
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SASSARI. È forse la ciclabile più inutilizzata del mondo. Provate a fare mente locale: nel tratto provinciale della Buddi Buddi, dalla chiesetta di Zuari in giù, vi è mai capitato di scorgere una sola bici, o un monopattino, ma anche un solo essere a due ruote che percorre la ciclopedonale?

Giovedì ore 11.30. Un ciclista amatoriale pedala lungo la Buddi Buddi, discesa, direzione mare. Naturalmente è sulla corsia asfaltata, si tiene sulla destra con le auto che lo sfiorano a velocità sostenuta. «Come mai non utilizza la ciclabile?». Risposta: «Perché è indecente, stretta e pericolosa». Domanda: «Ha mai provato a percorrerla?». Risposta: «No».

Insomma, o i ciclisti maturano una istintiva avversione verso le ciclabili extraurbane, oppure c’è proprio qualcosa che non va in quella pista.

Proviamo a vedere.

Partiamo dal primo problema: la pista che si interrompe di colpo e sfocia nel nulla. O meglio: nella parte finale dello scorrimento veloce, a un centinaio di metri dalla rotatoria del bivio per Casterlardo. Insomma, un piccolo inconveniente trovarsi catapultato in mezzo alle auto, per uno che ha deciso di viaggiare in sicurezza in una corsia protetta.

Secondo problema: la larghezza. È vero che sul lato destro della quattro corsie il senso di marcia è unico e discendente, ma con quella pendenza un budello così stretto non è così confortevole. Almeno una trentina di centimetri di larghezza in più, invece del metro disponibile.

Terzo problema: gli incroci a raso. Con tutte le residenze presenti lungo la Buddi Buddi, la ciclabile è spezzettata da innumerevoli incroci. Questo significa continue interruzioni, con cambi di pendenza e piccole rampe di congiunzione tra asfalto e pista. E naturalmente la necessità di rallentare ogni volta e stare attentissimi, per non schiantarsi contro l’eventuale auto che invade il tracciato per immettersi sulla carreggiata.

Quarto problema: la confusione. Da via Pirandello sino alla fine della Buddi Buddi, direzione discendente, il collegamento è attivo solo sulla parte sinistra. La ciclabile è larga, comprende due corsie, si allunga sino al parco attrezzato, lo infilza, prosegue nell’anello e poi va verso la chiesetta di Zuari. Ma da lì si restringe e ridiventa a una sola corsia, tra l’altro riservata a chi percorre la ciclabile in salita. Quindi, per evitare un frontale (impossibile perché non si è mai visto un solo ciclista), bisognerebbe infilarsi nel traffico, attraversare la rotatoria e cambiare lato. Tutto questo a sentimento, senza che ci sia un cartello, una sola indicazione a riguardo.

E ora le cose positive.

La prima: la pista è in ottime condizioni, la superficie è liscia e abbastanza pulita. A parte tre gatti morti, qualche bottiglia di plastica e un po’ di sabbietta, la discesa è assolutamente confortevole. A patto di non volersi lanciare a 50 chilometri orari, percorrere la ciclabile può essere anche piacevole e rilassante.

La seconda: soprattutto per chi risale verso la città e in salita non ha le gambe di Pantani, la ciclabile potrebbe essere un tragitto agevole e sicuro. Un’ottima alternativa agli specchietti delle auto che fanno il pelo.

Forse gli appassionati delle due ruote dovrebbero essere più indulgenti e concedere una chance. Magari la ciclabile sarebbe più utilizzata. Almeno un ciclista alla settimana.

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