La Nuova Sardegna

Sassari

Dalia ci crede: Parigi val bene una promessa

di Gianna Zazzara
Dalia ci crede: Parigi val bene una promessa

Kaddari, velocista di Quartu, racconta la sua esperienza in Giappone: «Non ho centrato la finale dei 200 metri ma l’appuntamento è solo rimandato»

11 agosto 2021
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SASSARI. «Questa volta la finale olimpica mi è scivolata via dalle mani, ma tra tre anni ci rivedremo a Parigi e sarà un’altra storia». Dalia Kaddari, 20 anni, la ragazza più veloce d’Europa nei 200 metri, è appena rientrata in Sardegna dopo l’avventura delle Olimpiadi.

Con lei sull’aereo c’era una delle quattro frecce azzurre, la medaglia d’oro Lorenzo Patta.

«Sono felicissima per lui. Insieme a Jacobs, Tortu e Desalu, ha fatto qualcosa di incredibile che resterà nella storia dell’atletica. Quattro ragazzi italiani che vincono la staffetta 4x100, a raccontarla nessuno ci avrebbe creduto. E sono doppiamente felice perché una delle medaglie d’oro è arrivata dalla Sardegna, dove mancano strutture, impianti e mezzi per coltivare i sogni di noi ragazzi. Mi auguro che grazie all’oro di Lorenzo ora ci sia più attenzione per l’atletica. L’amministrazione di Oristano ha già promesso che realizzerà una nuova pista di atletica, mi auguro che si muova qualcosa anche a Quartu, la mia città. Noi ce la stiamo mettendo tutta per dimostrare che anche in Sardegna si può imparare a correre veloci, è ora che le istituzioni ci diano una mano».

Non ha centrato la finale olimpica dei 200 metri per tre centesimi di secondo. Delusa?

«Non sono soddisfatta per niente, la mia prima Olimpiade me la sarei immaginata diversa, l’obiettivo era quello di arrivare in finale. Ma è stata una stagione complicata, tra allenamenti e studio. A giugno ho corso agli Europei di Tallin dove ho vinto l’oro nei 200 metri con il mio migior tempo di sempre, ventidue secondi e 64 centesimi. Poi a giugno il diploma, che fatica, e a luglio Tokyo. Troppe emozioni tutte insieme, oltre a una fastidiosa e brutta contrattura al bicipite dopo gli Europei che non mi ha permesso di allenarmi come avrei dovuto prima della partenza. Sono arrivata in pista con uno stato di malessere generale, forse anche per colpa del fuso orario. Il giorno dopo però stavo già meglio, sarei stata pronta per la staffetta 4x100».

Invece non è stata inclusa nel quartetto, altra delusione?

«Sì, inutile mentire, mi è dispiaciuto molto. La decisione si è basata sul risultato della semifinale, peccato, quella era proprio una giornata no. Anche Fausto Desalu non ha centrato la finale dei 200 metri eppure non solo ha corso la staffetta ma ha anche vinto l’oro. Ma le decisioni spettano ai tecnici, nulla da dire, solo tanta amarezza».

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Un’Olimpiade a soli 20 anni è già una bella vittoria.

«Aspettavo questo momento da maggio, da quando sono stata convocata... comunque dal Giappone ho portato con me ricordi e insegnamenti. Il più importante? Sentire l’inno dal gradino più alto è la gioia più grande, ovvio, ma lottare è già di per sé una vittoria. E io continuerò a lottare per realizzare i miei sogni, non mollo».

Jacobs è stata la sorpresissima dei Giochi.

«Nessuna sorpresa per chi lo conosce, sapevo che era il più veloce al mondo. Assistere da tifosa allo stadio olimpico di Tokyo alla finale dei 100 metri e alla sua vittoria è stata l’emozione più bella. È un ragazzo d’oro, ha combattuto per arrivare lassù».

Era allo stadio anche quando è scattata la staffetta?

«Per fortuna noi atleti avevamo il pass per assistere alle gare, non ne ho persa una. Che emozione la gara e poi urla, sventolio di bandiere, italiana e sarda, cori, urla per festeggiare la vittoria. Chi se lo dimentica più? È un’altra delle cartoline belle di Tokyo».

Nella velocità gli ori sono tutti maschili: Marcell Jacobs nei 100 metri e i Magnifici 4 della staffetta. Che fine hanno fatto le donne?

«Il movimento femminile è lontano anni luce da quello maschile, la strada da fare è ancora lunga. Basta vedere con che tempi ha vinto i 200 metri la giamaicana Thompson , 21 secondi e 53 centesimi, il secondo tempo di sempre. Il primato è sempre quello stabilito da Florence Griffith nel 1988, 21’’34, ma quelli della Thompson sono tempi stellari, noi italiane dobbiamo lavorare duro se vogliamo rincorrerla».

Ha tre anni di tempo.

«Ce la metterò tutta per farmi trovare pronta per Parigi 2024».

Continuerà ad allenarsi in Sardegna?

«Da casa mia non mi muovo. Ma dovrò dedicarmi anima e corpo agli allenamenti e per questo ho deciso di iscrivermi all’università on line, criminologia. Non ho tempo per le lezioni in presenza».

Le più belle foto ricordo di Tokyo ?

«Due, una con l’americana Allyson Felix, icona della velocità, l’altra con la giamaicana Thompson, vincitrice dei 100 e 200 metri. Ma a Parigi dovrà stare attenta, ci sarò anch’io in finale».
 

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