La Nuova Sardegna

Sassari

«Centro storico in agonia ora salviamo il salvabile»

di Roberto Sanna
«Centro storico in agonia ora salviamo il salvabile»

L’assessore Antonello Sassu dopo il crollo del solaio in una casa di via Amsicora «Le famiglie in difficoltà sono tante e il Comune ha disponibilità limitate»

23 agosto 2021
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SASSARI. L’unica speranza, in questo momento, si chiama Pinqua. Il progetto nazionale che ha portato nelle casse del Comune 15 milioni da destinare a un centro storico che, lentamente, continua a crollare pezzo a pezzo. Pensare a un recupero totale sembra impossibile ma da qualche parte bisogna pur cominciare, soprattutto perché il recente crollo del solaio in via Amsicora è stato l’ennesimo campanello d’allarme.

Un segnale che spiega, sotto diverse angolazioni, che problemi ci sono quando si prova mettere mano alla situazione: la casa era in condizioni disastrose, occupata da una famiglia in difficoltà che per un periodo sarà a carico del Comune ma poi dovrà tornare in quell’appartamento che «è di proprietà delle persone che la abitano e quindi è in capo a loro la responsabilità – spiega l’assessore ai Servizi sociali e alle Politiche della casa Antonello Sassu –, il Comune su quell’immobile non ha potere. Quello che possiamo fare è cercare, temporaneamente, un alloggio. Prima in strutture ricettive, poi in una delle abitazioni che a rotazione mettiamo a disposizione delle famiglie senza casa». Una sistemazione provvisoria che presto o tardi finirà: a quel punto quella famiglia dovrà tornare in via Amsicora ma con l’obbligo di ristrutturare l’appartamento ormai dichiarato pericolante ed è facilmente immaginabile che tipo di situazione verrà a crearsi. Il problema è che non si tratta di un caso isolato: «Sono diverse le situazioni come queste che abbiamo in carico – aggiunge l’assessore – e anche noi dobbiamo barcamenarci. Perché gli immobili comunali vengono assegnati tramite una graduatoria e non possiamo certo modificarla all’improvviso. In più ospitare le famiglie nelle strutture ha dei costi importanti e le case “a rotazione” sono meno di dieci. Anche andando in deroga, come la legge ci consente, prima o poi i nodi vengono al pettine».

Il discorso va generalizzato: «Alcuni immobili potrebbero essere recuperati, per altri c’è poco da fare. A volte è difficile anche risalire ai proprietari, altre quando li troviamo non hanno la possibilità economica di intervenire. E poi può succedere che se provi a fare dei lavori in una casa rischi di far cadere quella a fianco che è messa anche peggio. Nel corso degli anni le amministrazioni comunali hanno provato a inventarsi soluzioni per favorire il recupero, per esempio cercando un accordo con le banche per avere finanziamenti agevolati, ma non è servito. Forse servirebbero meno vincoli e anche un altro po’ di fantasia, ma la situazione è veramente difficile».

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