La Nuova Sardegna

Sassari

Gli psichiatri vanno via, servizi a rischio

di Paoletta Farina
Gli psichiatri vanno via, servizi a rischio

Igiene mentale. Nel Dipartimento Ats Zona Nord entro otto mesi in pensione una decina di medici, è già scattato l’allarme

25 agosto 2021
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SASSARI. Non solo pediatri di libera scelta, medici di base, anestesisti e infermieri: nella sanità cominciano a mancare anche gli psichiatri, di cui la pandemia di Covid ha ulteriormente messo in evidenza la necessità stringente. Un problema presente a livello nazionale e anche la Sardegna non sfugge. È già emergenza a Oristano. E nel Nord Sardegna si rischia altrettanto se non si porrà rimedio in tempi rapidi. Infatti nel Dipartimento di salute mentale e dipendenze Zona Nord dell’Ats – che copre il territorio dell’ex Provincia di Sassari e che sta gestendo anche l’area del Centro Sardegna –, stanno incominciando ad andare in pensione psichiatri ormai giunti a fine carriera e si calcola che entro otto mesi saranno una decina gli specialisti che mancheranno in organico. Al SerD di Sassari, tanto per citare un caso, dal primo agosto è andata in quiescenza la dirigente Maria Vittoria Puliga.

Una delle caselle che dovranno essere riempite perché un servizio così indispensabile non perda un’unità. Ma il discorso vale anche per gli altri settori e strutture in cui si dirama il Dipartimento: dai Centri di salute mentale, alle residenze psichiatriche, ai SerD, appunto, all’Uonpia. Che garantiscono assistenza a diverse migliaia di persone, facendo i salti mortali. Basta pensare che nei Csm il rapporto è di un medico ogni 120 pazienti. Poco davvero. Però è anche vero che nel piano di fabbisogno regionale è prevista l’assunzione di cinquanta psichiatri. Che purtroppo non si trovano. E intanto crescono le esigenze nell’ambito della salute mentale, settore cenerentola della sanità. Paradossalmente non è il numero di malati psichiatrici gravi a preoccupare, quelli un tempo destinati ai manicomi, ma tutte le nuove patologie legate alle dipendenze da alcol, farmaci e droghe e che vedono molte vittime inconsapevoli anche tra i giovani.

Non sarà semplice gestire un ricambio generazionale dopo la scellerata scelta dei governi del passato di fare tagli alla sanità e di gestirla come un’azienda che deve fare profitti, è il parere degli operatori sanitari che denunciano da almeno un ventennio come le politiche adottate non riescano a raggiungere l’obiettivo di garantire un’assistenza adeguata ai bisogni della popolazione. Non sarà semplice perché pesano altri importanti fattori sulla oramai cronica mancanza di medici e operatori sanitari a tutti i livelli e in tutti i settori. In primo luogo il numero chiuso nella facoltà di Medicina, che così come è stato concepito ha ridotto drasticamente i laureati. In secondo luogo la riduzione o chiusura delle scuole di specializzazione. A Sassari i posti per le matricole sono assolutamente inferiori alle esigenze del territorio. Stesso discorso per le scuole di specializzazione. Essendo anche queste ammissioni ai corsi su base nazionale, lo specializzando non sardo che si è formato nell’isola ha maggiore interesse ad esercitare la professione nel luogo di provenienza. Terzo fattore è la remunerazione. Uno psichiatra che eserciti come libero professionista ha la prospettiva di maggiori guadagni rispetto all’assunzione in una struttura pubblica.

E sono questi i motivi per cui reperire nuovi psichiatri da assumere è sempre più difficile. Perciò occorre un lavoro di programmazione, riorganizzazione e coinvolgimento di tutti i portatori di interesse (enti, Comuni, famiglie) che possa portare alla gestione di tutto il sistema tenendo conto della situazione. Uno psichiatra si specializza in cinque anni, e sono tanti, ma nel frattempo si può potenziare il numero delle persone che concorrono nell’assistenza dei malati, e cioè psicologi, assistenti sociali (magari allargandone le competenze), ed educatori.

Una sfida che si dovrebbe affrontare il prima possibile. Per evitare sofferenze a chi ha bisogno di cure e deve averle.

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