Al centro baby sitter di comunità
di Giovanni Bua
Parte la formazione del Comune per creare punti di riferimento per i nuclei familiari disagiati
3 MINUTI DI LETTURA
SASSARI. Baby sitter e portieri di comunità. Continua a muovere i suoi faticosi passi il piano di rilancio della città murata. Con l’amministrazione comunale che, in attesa di mettere mano alla riqualificazione urbana con i milioni di Pinqua, cerca di dare corso a una ritessitura più profonda anche se meno visibile, facendo andare avanti i progetti di inclusione sociale finanziati con gli “Iti centro storico”, gli interventi territoriali integrati che, con 15 milioni di dotazione recuperati dalla precedente giunta, cercano di dare nuova vita al malandato cuore antico della città.
Dopo le “Madri di quartiere”, con 20 donne, per metà straniere, che hanno iniziato nel 2020 il loro percorso di formazione per potere alla fine svolgere il ruolo di cerniera tra la rete territoriale dei servizi e le comunità etniche e locale, con importanti ricadute sulla popolazione in termini di prevenzione e riduzione della cronicizzazione del disagio socio-culturale, ora è la volta delle Baby sitter e dei portieri di comunità.
Il Comune ha pubblicato nei giorni scorsi una manifestazione di interesse alla partecipazione alla procedura negoziata per l'affidamento dei servizi relativi alla formazione, tirocinio e accompagnamento alla creazione d'impresa per le due nuove figure. Chi alla fine del percorso si aggiudicherà la gara dovrà avviare percorsi formativi finalizzati al rilascio di una qualificazione ricompresa nel repertorio regionale dei profili di qualificazione, che più si avvicini alle figure. Per quanto riguarda la Baby sitter “Operatore dei servizi all'infanzia (con funzioni non educative)” del Settore “Servizi di formazione e lavoro” e per quanto riguarda il Portiere al Profilo “Addetto alle operazioni di supporto nella gestione domestica e nella cura della persona” del Settore “Servizi socio sanitari”. Dovrà poi organizzare tirocini extracurricolari in favore delle Baby sitter e dei Portieri precedentemente formati e strutturare un servizio di accompagnamento e orientamento alla creazione di impresa per i soggetti che avranno completato le attività di formazione e di tirocinio. Il tutto con una base d’asta di 435mila euro.
«Le baby sitter di prossimità – spiega l’assessore ai Servizi Sociali Antonello Sassu – dovranno sostenere i nuclei residenti nell'area territoriale dell'Iti, privi o carenti di rete familiare e con un carico educativo complesso, facilitando la conciliazione tra la vita lavorativa e la famiglia. Per tale figura professionale sarà prevista la creazione di un'apposita sezione nel già presente registro comunale delle badanti». «I portieri di comunità – continua l’assessore – dovranno dare risposte per la gestione della quotidianità a persone con fragilità, agendo da tramite tra le esigenze dei cittadini residenti e le istituzioni pubbliche competenti in ambito sociale, sanitario ed abitativo. Dovrà inoltre promuovere una cultura della prevenzione e della domiciliarità operando in equipe con le altre figure professionali coinvolte nella presa in carico dei soggetti fragili. Il portiere di comunità svolgerà la propria attività prevalentemente a domicilio dei soggetti assistiti e avrà una collocazione logistica in un nuovo servizio che verrà denominato “Punto Salute della Comunità”».
Due figure nuove per cercare di entrare in maniera stabile e profonda in un tessuto complesso come quello del centro storico, con i residenti chiamati a giocare un ruolo centrale nella co-costruzione di una rete associativa stabile, inizialmente costituita dai soggetti direttamente coinvolti in tutte le azioni dell’Iti e integrata successivamente dagli abitanti dell’area Iti “Sassari storica”, sassaresi e stranieri. Un pezzo di un puzzle complesso, in cui putroppo mancano ancora troppe tessere, ma comunque un raggio di sole che illumini almeno un po’ il cuore stanco della città.
Dopo le “Madri di quartiere”, con 20 donne, per metà straniere, che hanno iniziato nel 2020 il loro percorso di formazione per potere alla fine svolgere il ruolo di cerniera tra la rete territoriale dei servizi e le comunità etniche e locale, con importanti ricadute sulla popolazione in termini di prevenzione e riduzione della cronicizzazione del disagio socio-culturale, ora è la volta delle Baby sitter e dei portieri di comunità.
Il Comune ha pubblicato nei giorni scorsi una manifestazione di interesse alla partecipazione alla procedura negoziata per l'affidamento dei servizi relativi alla formazione, tirocinio e accompagnamento alla creazione d'impresa per le due nuove figure. Chi alla fine del percorso si aggiudicherà la gara dovrà avviare percorsi formativi finalizzati al rilascio di una qualificazione ricompresa nel repertorio regionale dei profili di qualificazione, che più si avvicini alle figure. Per quanto riguarda la Baby sitter “Operatore dei servizi all'infanzia (con funzioni non educative)” del Settore “Servizi di formazione e lavoro” e per quanto riguarda il Portiere al Profilo “Addetto alle operazioni di supporto nella gestione domestica e nella cura della persona” del Settore “Servizi socio sanitari”. Dovrà poi organizzare tirocini extracurricolari in favore delle Baby sitter e dei Portieri precedentemente formati e strutturare un servizio di accompagnamento e orientamento alla creazione di impresa per i soggetti che avranno completato le attività di formazione e di tirocinio. Il tutto con una base d’asta di 435mila euro.
«Le baby sitter di prossimità – spiega l’assessore ai Servizi Sociali Antonello Sassu – dovranno sostenere i nuclei residenti nell'area territoriale dell'Iti, privi o carenti di rete familiare e con un carico educativo complesso, facilitando la conciliazione tra la vita lavorativa e la famiglia. Per tale figura professionale sarà prevista la creazione di un'apposita sezione nel già presente registro comunale delle badanti». «I portieri di comunità – continua l’assessore – dovranno dare risposte per la gestione della quotidianità a persone con fragilità, agendo da tramite tra le esigenze dei cittadini residenti e le istituzioni pubbliche competenti in ambito sociale, sanitario ed abitativo. Dovrà inoltre promuovere una cultura della prevenzione e della domiciliarità operando in equipe con le altre figure professionali coinvolte nella presa in carico dei soggetti fragili. Il portiere di comunità svolgerà la propria attività prevalentemente a domicilio dei soggetti assistiti e avrà una collocazione logistica in un nuovo servizio che verrà denominato “Punto Salute della Comunità”».
Due figure nuove per cercare di entrare in maniera stabile e profonda in un tessuto complesso come quello del centro storico, con i residenti chiamati a giocare un ruolo centrale nella co-costruzione di una rete associativa stabile, inizialmente costituita dai soggetti direttamente coinvolti in tutte le azioni dell’Iti e integrata successivamente dagli abitanti dell’area Iti “Sassari storica”, sassaresi e stranieri. Un pezzo di un puzzle complesso, in cui putroppo mancano ancora troppe tessere, ma comunque un raggio di sole che illumini almeno un po’ il cuore stanco della città.