Platamona, stagione da record
di Giovanni Bua
Nonostante i tanti problemi i sassaresi riscoprono la loro spiaggia. E si spera nel boom per il 2022
30 agosto 2021
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SASSARI. Trovare un posteggio è impresa per solutori più che abili. Anche perché si mormora che la polizia locale, soprattutto nel versante sorsese, abbia occhio attento e mano veloce. Trovare uno spazio nello spiaggione tra la torre di Abbacurrente e le macerie del rinascente Lido Iride è un po’ più facile. Anche se Platamona, nonostante il robusto maestralino che fa piegare gli ombrelloni, si difende più che bene in questa ultima placida domenica di agosto. E conferma quello che tutti gli operatori e i bagnati dicono convinti da qualche settimana: è stata una stagione da record, e i sassaresi sono tornati in massa nella loro spiaggia.
Ed effettivamente aggirandosi tra nidi d’ombrelloni, l’immancabile quota di famiglie allargatissime impegnate in impegnativi pranzi da spiaggia e tre o quattro gruppi di ragazzini urlanti che sfidano il mare più che increspato, l’impressione è che, nonostante il surreale contorno di strutture chiuse, in attesa di promessi rilanci o semplicemente abbandonate, qualcosa nella “Sassari Marina” forgiata negli anni ’50 dello scorso secolo da Oreste Pieroni, Sebastiano Pani e Salvatore Cottoni si muova. «Abbiamo preso in gestione il Lido Titanic da due mesi – sottolinea Adriano Pazzona – con un gruppo di tre cooperative, e ci siamo impegnati a fondo per rilanciarlo. I risultati stanno arrivando e tanti sassaresi hanno ripreso a frequentare Platamona. Una clientela con buone capacità di spesa e voglia di servizi all’altezza, che ha riscoperto la comodità di una spiaggia a 5 minuti d’auto da casa propria. Certo, ognuno dovrebbe fare la sua parte. Per primi gli operatori, che si dovrebbero prendere in carico la spiaggia che hanno in concessione e anche le pertinenze, come abbiamo fatto noi. Il Comune dovrebbe essere più duro nei controlli, e magari un po’ meno nel rifilare multe a chi disperatamente cerca un luogo dove posteggiare».
Parole confermate dai 70 ombrelloni a due passi dalla Rotonda, tutti occupati, e dal ristobar che viaggia a pieno regime. Come pieni sono la cinquantina di coperti del vicino Lido Alba, costruito nel 1950 dal capostipite Ignazio Montalbano e ancora gestito dalle nipoti Rosella, Daniela, Caterina e Stefania con la mamma Maria. Aggirarsi tra le cabine in perfetto stile pieroniano (23, tutte prenotate) è un vero tuffo nel passato. «Abbiamo preservato con amore la struttura storica – raccontano Rosella e Daniela Montalbano – e la clientela, affezionata, ci premia. Prenotano da un anno per l’altro». Anche per loro una stagione da incorniciare, con i 112 lettini e gli 86 ombrelloni (complici anche la settantina di introvabili posti auto) quasi mai vuoti. «Abbiamo lavorato bene – sottolineano – come da tempo non succedeva. Certo le potenzialità sono enormi. E c’è spazio per tutti. Speriamo che i progetti in campo fioriscano, come Platamona».
I pensieri di tutti vanno alle rovine del Lido Iride. Abbattuto alla fine di aprile dopo anni di abbandono e battaglie condotte dagli ambientalisti (diventate di fatto inutili una volta che il ministero competente aveva tolto il vincolo paesaggistico), con una demolizione che è stata comunque un colpo al cuore per tutta una generazione di sassaresi, dovrebbe rinascere tra il 2022 e il 2023. Per quest’anno non se ne è fatto nulla ma le promesse della Spf Multiservice sono importanti: 800 postazioni, area ristorazione e servizi per bambini, arena spettacoli. Come importante è il fatto che il ristorante Ernesto abbia un nuovo padrone, con Antonello Zappino che, dopo un primo tentativo andato a vuoto due anni fa, stavolta ha fatto centro e l’anno prossimo il locale dovrebbe tornare a regime.
Aspettando che, insieme ai sassaresi, tornino anche i servizi, non resta che passeggiare tra rovine e locali chiusi, macchine posteggiate in ogni dove, ascoltando i racconti dei residenti che denunciano bivacchi serali e notturni, con locali di intrattenimento fin troppo attivi. E una “Sassari Marina” che si riempie di giorno ma al calar del sole vede riapparire tutti i suoi fantasmi.
«Un vero peccato», commentano Anna e Carla, mentre mangiano le loro patatine prese nel camionicino “da Tore” che svetta al centro del posteggio della Rotonda. Sono due amiche, un po’ avanti con gli anni, e nella “loro” Rotonda vengono tutti i giorni, in autobus. «Amiamo questa spiaggia – spiegano–. Certo, non tornerà mai quella di quando eravamo ragazze. Ma si potrebbe fare tanto per renderla migliore».
Ed effettivamente aggirandosi tra nidi d’ombrelloni, l’immancabile quota di famiglie allargatissime impegnate in impegnativi pranzi da spiaggia e tre o quattro gruppi di ragazzini urlanti che sfidano il mare più che increspato, l’impressione è che, nonostante il surreale contorno di strutture chiuse, in attesa di promessi rilanci o semplicemente abbandonate, qualcosa nella “Sassari Marina” forgiata negli anni ’50 dello scorso secolo da Oreste Pieroni, Sebastiano Pani e Salvatore Cottoni si muova. «Abbiamo preso in gestione il Lido Titanic da due mesi – sottolinea Adriano Pazzona – con un gruppo di tre cooperative, e ci siamo impegnati a fondo per rilanciarlo. I risultati stanno arrivando e tanti sassaresi hanno ripreso a frequentare Platamona. Una clientela con buone capacità di spesa e voglia di servizi all’altezza, che ha riscoperto la comodità di una spiaggia a 5 minuti d’auto da casa propria. Certo, ognuno dovrebbe fare la sua parte. Per primi gli operatori, che si dovrebbero prendere in carico la spiaggia che hanno in concessione e anche le pertinenze, come abbiamo fatto noi. Il Comune dovrebbe essere più duro nei controlli, e magari un po’ meno nel rifilare multe a chi disperatamente cerca un luogo dove posteggiare».
Parole confermate dai 70 ombrelloni a due passi dalla Rotonda, tutti occupati, e dal ristobar che viaggia a pieno regime. Come pieni sono la cinquantina di coperti del vicino Lido Alba, costruito nel 1950 dal capostipite Ignazio Montalbano e ancora gestito dalle nipoti Rosella, Daniela, Caterina e Stefania con la mamma Maria. Aggirarsi tra le cabine in perfetto stile pieroniano (23, tutte prenotate) è un vero tuffo nel passato. «Abbiamo preservato con amore la struttura storica – raccontano Rosella e Daniela Montalbano – e la clientela, affezionata, ci premia. Prenotano da un anno per l’altro». Anche per loro una stagione da incorniciare, con i 112 lettini e gli 86 ombrelloni (complici anche la settantina di introvabili posti auto) quasi mai vuoti. «Abbiamo lavorato bene – sottolineano – come da tempo non succedeva. Certo le potenzialità sono enormi. E c’è spazio per tutti. Speriamo che i progetti in campo fioriscano, come Platamona».
I pensieri di tutti vanno alle rovine del Lido Iride. Abbattuto alla fine di aprile dopo anni di abbandono e battaglie condotte dagli ambientalisti (diventate di fatto inutili una volta che il ministero competente aveva tolto il vincolo paesaggistico), con una demolizione che è stata comunque un colpo al cuore per tutta una generazione di sassaresi, dovrebbe rinascere tra il 2022 e il 2023. Per quest’anno non se ne è fatto nulla ma le promesse della Spf Multiservice sono importanti: 800 postazioni, area ristorazione e servizi per bambini, arena spettacoli. Come importante è il fatto che il ristorante Ernesto abbia un nuovo padrone, con Antonello Zappino che, dopo un primo tentativo andato a vuoto due anni fa, stavolta ha fatto centro e l’anno prossimo il locale dovrebbe tornare a regime.
Aspettando che, insieme ai sassaresi, tornino anche i servizi, non resta che passeggiare tra rovine e locali chiusi, macchine posteggiate in ogni dove, ascoltando i racconti dei residenti che denunciano bivacchi serali e notturni, con locali di intrattenimento fin troppo attivi. E una “Sassari Marina” che si riempie di giorno ma al calar del sole vede riapparire tutti i suoi fantasmi.
«Un vero peccato», commentano Anna e Carla, mentre mangiano le loro patatine prese nel camionicino “da Tore” che svetta al centro del posteggio della Rotonda. Sono due amiche, un po’ avanti con gli anni, e nella “loro” Rotonda vengono tutti i giorni, in autobus. «Amiamo questa spiaggia – spiegano–. Certo, non tornerà mai quella di quando eravamo ragazze. Ma si potrebbe fare tanto per renderla migliore».