La Nuova Sardegna

Sassari

Pesca a strascico senza indennizzi

di Gavino Masia
Pesca a strascico senza indennizzi

Da quattro anni niente ristori per il fermo biologico: «Siamo arrivati al limite della sopravvivenza»

26 settembre 2021
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PORTO TORRES. I pescherecci dello strascico da quattro anni non ricevono alcun indennizzo relativo al fermo biologico e la mancanza di questi denari si ripercuote sui nuclei familiari che vivono solo dal reddito di questo antico mestiere.

Le barche dovranno restare ferme nella banchina del porto commerciale fino al 13 ottobre – come previsto dalle norme del fermo biologico 2021 – e gli operatori della pesca stanno già facendo i conti sulle poche giornate di uscite a mare che rimangono da qui alla fine dell’anno solare. «Piove sul bagnato sulla nostra attività – dice l’armatore Lorenzo Nieddu – perché secondo le normative europee nel 2021 dobbiamo restituire altre 31 giornate di lavoro: questo significa che avremo a disposizione soltanto 100 giornate l’anno per andare a pescare con i nostri pescherecci. Una situazione assurda per chi vive di questo mestiere, che conferma come il pressapochismo totale delle istituzioni pubbliche a tutti i livelli sul settore pesca».

Nel 2024 la pesca a strascico di Porto Torres compie il secolo di vita, ma c’è poco da festeggiare considerando che negli anni scorsi c’erano trenta imbarcazioni e ora ne sono rimaste appena nove. «Speravano in un supporto da parte dell’amministrazione comunale – aggiunge Nieddu –, dopo l’incontro con il sindaco, però da allora ad oggi non abbiamo avuto nessuna risposta alle nostre sollecitazioni: avevamo discusso del forte ritardo degli indennizzi da fermo biologico e delle numerose criticità presenti nella banchine del porto civico. In uno scalo considerato internazionale non può mancare la fontanella dell’acqua nella banchina e neanche i servizi igienici, visto che per andare al bagno dobbiamo entrare in un bar».

Il comparto della pesca a strascico sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia a causa delle restrizioni sulle uscite a mare, e si sente abbandonata dall’istituzione locale. «Da diversi anni abbiamo chiesto agli amministratori locali l’istituzione di una commissione Pesca – ricorda l’armatore Michele Tedde –, per discutere delle problematiche del nostro settore e per sensibilizzare su questi argomenti sia la Provincia di Sassari sia la Regione. Niente è stato fatto per venirci incontro, anche attraverso un confronto periodico, e la crisi si sta facendo ancora più pesante considerato che non si trovano più persone che vogliono intraprendere questo mestiere, considerati i sacrifici che impone».

A sostenere il settore della marineria a strascico, in particolare quella del Nord Sardegna, si era impegnato anche il deputato Pd Gavino Manca con una interrogazione al governo. Un quesito per conoscere quali azioni verranno messe in campo per Porto Torres, in attesa ancora di una risposta. Il problema reale è che le normative italiane ed europee stanno limitando le uscite a mare dei pescherecci. «Siamo arrivati ai limiti della sopravvivenza – conclude Nieddu –, e con gli alti costi di gestione dell’imbarcazione rischiano di affondare nel mare dell’indifferenza».

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