La Nuova Sardegna

Sassari

Ridotte in schiavitù e fatte prostituire, a Sassari tre arresti

Ridotte in schiavitù e fatte prostituire, a Sassari tre arresti

L’operazione della squadra mobile dopo le condanne definitive nei confronti di imputati nigeriani

16 ottobre 2021
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SASSARI. Erano finiti sotto inchiesta nel 2007 quando la squadra mobile di Sassari aveva smantellato un’associazione a delinquere finalizzata alla tratta di persone, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione. Ieri gli investigatori della squadra mobile, nell’ambito del contrasto ai reati contro la persona, hanno arrestato tre cittadini nigeriani eseguendo altrettanti ordini di carcerazione emessi dalla procura generale della Repubblica presso la corte d’appello di Sassari.

Gli arresti rappresentano l’esito di quella articolata indagine di quattordici anni fa. I componenti del sodalizio criminale, promettendo un lavoro regolare, facevano arrivare in Italia giovani ragazze dalla Nigeria, costringendole alla prostituzione nella strade sassaresi, dietro la minaccia di ritorsioni fisiche e sottoponendole a riti voodoo.

I tre connazionali delle vittime sono stati condannati rispettivamente a 11 anni, 7 anni e 10 mesi e 5 anni e 10 mesi di reclusione. Gli agenti della Mobile li hanno rintracciati e accompagnati al carcere di Bancali.

L’indagine “sarda” del 2007 faceva parte di un filone investigativo molto più ampio incentrato sullo schiavismo del terzo millennio. Giovani donne, nigeriane per lo più, comprate e obbligate in seguito a mettere in vendita il proprio corpo. I metodi di costrizione erano i soliti usati dagli sfruttatori nigeriani: il sequestro dei documenti, le violenze e le minacce di riti voodoo. Questo perché negli ambienti di provenienza delle vittime, la superstizione è un’arma potentissima.

Le maman della banda, così era stato accertato dagli inquirenti della Procura di Sassari e della Dda di Cagliari, avevano creato una sorta di cassa comune che serviva per acquistare nuove ragazze da destinare al marciapiede in Italia.

Storie terribili di ignoranza e miseria – quelle che erano venute fuori nel processo dalla voce delle stesse vittime – di credenze tribali e di ricatti, della promessa di un lavoro in Europa, del viaggio avventuroso con falsi documenti, dell’approdo in Italia dove le povere donne venivano affidate alle «cure» della maman di turno che le faceva prostituire in mezzo alla strada e poi requisiva loro gli incassi.

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