La Nuova Sardegna

Sassari

Il miracolo è compiuto: Bancali ha il suo oratorio

di Nadia Cossu
Il miracolo è compiuto: Bancali ha il suo oratorio

Grande commozione all’inaugurazione della nuova struttura parrocchiale Monsignor Saba: qui si formeranno le persone. Don Antonio: il sogno si realizza

24 ottobre 2021
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Un piccolo miracolo si è realizzato ieri mattina nella borgata di Bancali. Un sole caldo, quasi primaverile, ha fatto da cornice a una mattinata di festa per tutta la comunità: «A soli due anni dalla posa della prima pietra – ha detto il battagliero parroco don Antonio Serra – oggi inauguriamo l’oratorio “Padre Giovanni Battista Manzella”. Un sogno, un grido d’aiuto al cielo che non è stato sordo alle nostre necessità e ha accolto la preghiera di avere un luogo dove incontrarci. Per cosa? Per imparare l’arte dello stare insieme».

Sprizza gioia e commozione da tutti i pori questo giovane sacerdote originario di Cargeghe che con grinta e caparbietà, da quel terribile giorno del 2017 in cui crollò il solaio del vecchio oratorio, ha bussato a ogni porta: diocesi, Comune, Regione, Cei. A tutti ha spiegato che non poteva lasciare la sua gente da sola, privata dell’unico spazio di incontro che esisteva nella borgata. E giorno dopo giorno ha messo un mattone sopra l’altro – e non solo metaforicamente parlando – fino ad arrivare alla straordinaria giornata di ieri, quando si sono spalancate le porte di un edificio luminoso, colorato, accogliente.

Giornata omaggiata dalla presenza di autorità politiche e militari. Al taglio del nastro, insieme a don Antonio, l’arcivescovo Gianfranco Saba, il sindaco di Sassari Nanni Campus, l’assessore regionale agli Enti locali Quirico Sanna, il presidente del consiglio regionale Michele Pais, il rettore dell’Università di Sassari Gavino Mariotti, l’architetto Renato Nunzio Meloni che ha coordinato i lavori. E poi un’anziana e un bambino di Bancali, simboli di due generazioni distanti tra loro ma unite nel desiderio di riavere uno spazio di condivisione.

«Però – ha tenuto a precisare il sacerdote – oggi non stiamo celebrando l’edificazione di due muri, bensì quell’atteggiamento più importante che deve caratterizzare la nostra vita: stiamo dicendo grazie. Grazie perché insieme, ciascuno nel proprio ruolo e nella propria funzione, ha reso possibile tutto questo per il bene degli altri».

Cinquecento metri quadri di superficie che potranno ospitare fino a 120 ragazzi, due saloni e diverse aule. «Una struttura che si presta alla catechesi – ha spiegato l’architetto Meloni – ma anche ad altre attività socio culturali».

«Questa parrocchia – ha sottolineato monsignor Saba – non potrà non caratterizzarsi per la sua vicinanza al carcere di Bancali. E luoghi come questo che stiamo inaugurando devono essere prima di tutto luoghi di formazione delle persone». L’arcivescovo ha evidenziato un aspetto a suo dire molto importante: «L’oratorio di Bancali ha una finalità: edificare la comunità cristiana, è una struttura accanto alla chiesa dove si celebra l’eucaristia e quindi è un suo prolungamento. Altrimenti lo avremmo chiamato centro sociale, club o con un altro nome ancora». Ha raccontato, monsignor Saba, di come vide nascere e crescere il sogno di don Antonio. «Quando sono arrivato in diocesi – ha ricordato – ho trovato questo progetto fermo, bloccato. L’ho preso in mano e ho desiderato che avesse vita. È poi passato attraverso tutti quegli step delicati di rispetto delle norme, indispensabili per assicurare procedure che lascino alla struttura pastorale la piena libertà. Ecco: oggi questo oratorio è della parrocchia, in tanti abbiamo contribuito ma ora appartiene solo alla comunità. Non è più della Regione, della Cei, né dei tanti sponsor che naturalmente ringrazio». Punti fermi e imprescindibili, quindi: autonomia e libertà.

La bella mattinata si è conclusa con un rinfresco allietato dall’incantevole voce di Maria Luisa Congiu.

©RIPRODUZIONE RISERVATA



La strage

Famiglia sarda sterminata in Germania, sgomento nell'isola: «Le loro radici sono qui, tornavano spesso»

di Giancarlo Bulla
Le nostre iniziative