La Nuova Sardegna

Sassari

«Aiutate l’Afghanistan a tornare libero»

di Paoletta Farina
«Aiutate l’Afghanistan a tornare libero»

Una famiglia fuggita da Kabul e ospite in città racconta il dramma del loro Paese in un incontro col Rotary Club Sassari Silki

01 novembre 2021
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SASSARI. Da quando sono arrivati a Sassari, in fuga dal loro paese, due nascite hanno aperto un raggio di luce su quella che sarà una nuova vita. Chissà se e quando i bambini nati in Sardegna e gli altri arrivati con le loro famiglie potranno ritornare in un Afghanistan libero dai talebani che hanno ripreso il sopravvento. «Serve un grande impegno di tutta la comunità internazionale perché la pace ritorni nella nostra terra, da soli non possiamo farcela. Il nuovo governo dei talebani non deve essere riconosciuto come legittimo, rappresentano solo la faccia del terrorismo». L’appello è arrivato da una profuga afghana, una giovane donna, giornalista, sposata e madre di due figli, che insieme con il marito, imprenditore, e un cugino psicologo, il Rotary Club Sassari Silki ha voluto invitare a un incontro per raccontare come è cambiata la situazione femminile in Afghanistan e l’esperienza di chi viene strappato improvvisamente dalla sua casa, dai suoi affetti, dal lavoro.

Via in fretta per salvarsi, grazie a uno dei ponti aerei che hanno permesso la fuga dall’Afghanistan in fiamme. È quello che loro hanno dovuto fare «perché nessuno lascia la sua casa a meno che non si ritrovi in bocca ad uno squalo», ha detto la giornalista. Una telefonata dall’ambasciata e nel giro di mezz’ora, i componenti della famiglia di un Paese dilaniato per troppo tempo da guerre e lotte tribali, sono diventati rifugiati, in viaggio da Kabul, la loro città, verso l’Italia. Dove hanno trovato approdo grazie all’ospitalità della Caritas diocesana sassarese.

I soci del club rotariano, con il presidente Salvatore Foddai, si sono messi a disposizione dei profughi, per sostenerli durante la permanenza in città e aiutarli in qualsiasi necessità. Partiti senza valigia, senza documenti, senza soldi, passano le loro giornate prevalentemente nell’alloggio messo a loro disposizione. Tra i volontari della Caritas, c’è anche un’interprete, Stefania, diventata uno dei loro angeli custodi.

La giornalista e i suoi familiari, nel corso della serata rotariana che si è tenuta allo Sporting Club le Querce, hanno ringraziato il governo italiano per averli accolti, ma in Sardegna non resteranno a lungo. Vogliono ricongiungersi con i parenti che vivono a Monaco di Baviera e hanno avviato le pratiche necessarie.

Sollecitati anche dal giornalista Pier Luigi Piredda e da Antonio Falco, ex appartenente alla Brigata Sassari con la quale ha svolto missioni proprio in Afghanistan, i tre cittadini afghani hanno descritto una realtà che non arriva con tutta la sua drammaticità nel mondo occidentale. «I nostri connazionali non hanno più lavoro, le donne sono costrette a rimanere a casa, i talebani uccidono chi aveva legami con il precedente governo. Vorremmo sentire più vicina a noi la comunità internazionale, gli afghani vogliono la libertà».

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