La Nuova Sardegna

Sassari

L’altare dei Sarti splende di nuovo nella sua cappella

di Andrea Massidda
L’altare dei Sarti splende di nuovo nella sua cappella

Restaurato l’antico manufatto di Santa Maria di Betlem Realizzato nel ’700 aveva ceduto alle termiti 13 anni fa

11 novembre 2021
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SASSARI. Con le sue modanature laterali ornate da foglie di acanto, le sue quattro colonne tortili invece che lisce, la sua altezza maestosa, e ancora il suo splendido “estofado de oro” che ne ricopre il paliotto, è sempre stato uno dei gioielli sacri più preziosi della città. Eppure l’altare ligneo settecentesco della cappella del Gremio dei Sarti, a Santa Maria di Betlem, ha rischiato seriamente di finire nel dimenticatoio dopo il crollo di tredici anni fa. Tuttavia, da ieri, grazie a un certosino lavoro di restauro durato quattro anni e costato suppergiù 60mila euro, l’antico manufatto di inestimabile valore culturale, storico e artistico è tornato al suo antico splendore e alla sua originaria ubicazione. E da domenica prossima sarà visibile a tutti i fedeli nella cappella, la seconda a sinistra della navata.

L’altare fu commissionato nel Cinquecento dai francescani alla bottega di Contena per Sant’Antonio, ma poi venne acquisito dai Sarti per la Madonna di Montserrat, loro patrona.La vicenda del restauro è iniziata a fine anni Novanta, quando emerse l’infestazione di termiti. Nel 2009, dopo il cedimento del frontone e di alcune colonne, l’altare è stato smontato e ricoverato al primo piano del convento, dove i restauratori hanno lavorato in base a uno studio filologico per identificare i materiali e risalire a tecniche di esecuzione, motivi ornamentali, vernici impiegate e strumenti utilizzati dagli artigiani dell’epoca.

Al complesso smontaggio aveva partecipato una squadra proveniente dalla Grecia specializzata in grandi strutture lignee. Mentre l’altare era ricoverato si è sanata l’origine dell’umidità che aveva inzuppato il legno e favorito i parassiti. In alcune parti l’altare era cavo, fatto che ha complicato il trasporto e reso necessario il consolidamento. Per riposizionarlo, invece, l’altare è stato ancorato alla parete di fondo con una struttura metallica che lo rende stabile e ne evita il contatto con il muro.

«Per i Sarti è una giornata storica – ha sottolineato il presidente del Gremio, Marco Sanna –, non foss’altro perché a tredici anni dal crollo si completa l’opera frutto della volontà e tenacia di gremianti e portatori, che hanno voluto restaurare l’altare e restituirlo ai sassaresi». Poi parole meno tenere: «Dal 2008 al 2013 dell’altare ci si è dimenticati, chi di dovere non ha fatto niente», ha stigmatizzato Sanna, ricordando però il ruolo prezioso di Giuseppe Palmieri, l’architetto «che ha seguito il restauro dal primo passo ed è stato vicino al Gremio per guidarlo nel disegno del progetto, molto articolato, e nella sua realizzazione».

Sanna ha ringraziato l’ex sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, «che da socio onorario del Gremio si è dato molto da fare per favorire il restauro», la Fondazione di Sardegna, «il cui finanziamento da 40mila euro è la parte più importante del budget a nostra disposizione», ma anche «il Rotary Club Sassari, Giovanna Campus e Carlo Antero Sanna, che ci hanno aiutato concretamente a concludere l’opera», e Giuseppe Peddio, «che ha progettato e realizzato il ponteggio per riposizionarel’altare».

L’ultimo grazie, ma non certo per importanza, è stato per il restauratore Giorgio Auneddu Mossa, «che ha lavorato sull’altare con maestria e competenza, riportando alla luce un’opera d’arte altrimenti dispersa per sempre», e per i frati di Santa Maria, in primis Padre Salvatore e Fra Maurizio, «per la disponibilità e la pazienza sino alla fine del progetto».

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