La Nuova Sardegna

Sassari

IL RITROVAMENTO archeologico 

La mansio ad Herculem, un gioiello che deve essere valorizzato

La mansio ad Herculem, un gioiello che deve essere valorizzato

SASSARI. Caccia alla nuova sede per il campus, ma occhio anche alla zona di San Lorenzo, e agli incredibili ritrovamenti archeologici che hanno sì bloccato il progetto ma anche aperto a importanti...

11 dicembre 2021
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SASSARI. Caccia alla nuova sede per il campus, ma occhio anche alla zona di San Lorenzo, e agli incredibili ritrovamenti archeologici che hanno sì bloccato il progetto ma anche aperto a importanti riflessioni sulla valorizzazione dell’area. Resti di età romana imperiale e repubblicana, al di sotto dei quali sono stati rinvenuti materiali pertinenti all’età fenicio-punica e nuragica, con la possibilità concreta che nell’area ricada la mansio Ad Herculem citata dalle fonti e localizzata da alcuni studiosi, tra i quali Daniela Rovina, proprio nell’areale di San Lorenzo.

Tutto venuto a galla grazie a indagini certosine, iniziate a giugno 2020 e concluse a maggio 2021, concordate tra Ersu e il soprintendente Bruno Billeci dopo l'esito positivo della “verifica preventiva di interesse archeologico”. Verifica dopo la quale si è deciso di andare a fondo, con tutti i saggi, seppure a differenti profondità, che hanno dato riscontro positivo dal punto di vista archeologico, confermando la presenza di un insediamento di grandi dimensioni e pluristratificato, con fasi particolarmente rilevanti per il periodo romano imperiale, quando vengono realizzate nell’area strutture di particolare pregio, con pavimentazioni in mosaico e rivestimenti in affresco. Sono stati individuati anche livelli di frequentazione di età romana repubblicana e un battuto pavimentale al di sotto del quale sono stati rinvenuti materiali pertinenti all’età fenicio-punica e nuragica. In particolare i materiali databili all’età del ferro sembrano indicare la sovrapposizione dell’insediamento romano a uno nuragico, che resta attivo come emporio in età fenicio-punica.

Un vero tesoro da valorizzare. E che magari l’università potrebbe ricomprare, dopo averlo venduto allo stesso Ersu per circa 800mila euro per realizzarci il campus. (g.bua)

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