La Nuova Sardegna

Sassari

Ferì collega col tosapecore condannato a nove anni

di Nadia Cossu
Ferì collega col tosapecore condannato a nove anni

Tentato omicidio a Oschiri, pena severa del gup per un pastore 26enne di Bultei L’avvocato dell’imputato: «È stata legittima difesa, ricorreremo in appello» 

18 dicembre 2021
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SASSARI. Nove anni di carcere per aver colpito con delle forbici tosapecore un collega di lavoro, servo pastore come lui in un’azienda nelle campagne di Oschiri.

La condanna inflitta dal gup Carmela Rita Serra al 26enne di Bultei Antonio Tanda – accusato del tentato omicidio di un pastore 50enne di origine romena avvenuto a Monte de Sas Fulcas lo scorso aprile – supera di gran lunga la pena richiesta dal pubblico ministero Enrica Angioni che era di quattro anni e sei mesi. Il giudice ha infatti tenuto conto dell’aggravante dei futili motivi.

La vittima, soccorsa da un’ambulanza del 118 nelle campagne di Oschiri, aveva raccontato, mentre si contorceva per i dolori ma ancora lucido, di esser stato colpito al ventre con un tosapecore da un bracciante che lavorava con lui. A quel punto erano stati chiamati i carabinieri che in pochi minuti avevano raggiunto l’azienda trovandoci ancora il 26enne che aveva confessato quanto successo.

Nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip il giovane si era avvalso della facoltà di non rispondere mentre durante il processo in abbreviato dal gup Serra, assistito dall’avvocato Antonella Chirigoni, si è sottoposto a esame e ha raccontato la sua versione dei fatti. Ha cioè detto di essersi difeso quel giorno con la prima cosa che si era trovato tra le mani: era infatti in sala mungitura e stava utilizzando quelle forbici per ripulire le pecore. Ha riferito di essersi sentito in più occasioni minacciato dal collega romeno tanto che ne aveva parlato anche con i datori di lavoro. Quel giorno in particolare il 50enne lo avrebbe sbeffeggiato e poi aggredito con un coltello a serramanico (effettivamente rinvenuto dai carabinieri negli indumenti della vittima) e lui avrebbe reagito per difendersi, ma senza avere alcuna intenzione di uccidere il collega.

Il cinquantenne ferito era stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico nell’ospedale di Ozieri.

Un mese prima di questo fatto Antonio Tanda era già stato arrestato dalla polizia di Ozieri. Fermato alla guida di un’auto, dopo aver sbattuto contro il muro di una piazza, si era ribellato agli agenti. Li aveva insultati e minacciati in stato di alterazione (aveva bevuto) e aveva anche cercato di aggredirli. Una volta portato in commissariato aveva anche preso a calci la porta di un ufficio. Dopo l’arresto, il giudice gli aveva vietato di avvicinarsi a Ozieri, dove era domiciliato, e per questa ragione stava nell’azienda di Oschiri. Ed è lo stesso motivo per cui oggi probabilmente si trova ancora rinchiuso nel carcere di Bancali non avendo una casa dove poter scontare, nell’eventualità, la detenzione domiciliare.

«Ricorreremo in appello – ha preannunciato l’avvocato Antonella Chirigoni – Il mio cliente ha solo cercato di difendersi da un’aggressione con coltello. In subordine chiederemo la derubricazione del reato in lesioni perché dalla dinamica descritta è emersa chiaramente l’assenza della volontà omicidiaria».

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