La Nuova Sardegna

Sassari

Dalla Regione 4 milioni per gli ex Bagni Popolari

di Roberto Sanna
Dalla Regione 4 milioni per gli ex Bagni Popolari

L’Università potrà finalmente ristrutturare lo storico edificio di via Arborea Il rettore Mariotti: «L’idea è realizzare una foresteria per i docenti fuori sede»

03 gennaio 2022
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SASSARI. Quattro milioni di euro per far rivivere un pezzo delle vecchie mura della città, ridare vita a uno stabile abbandonato da anni e trasformarlo in qualcosa di utile e vivo. L’Università ha piazzato il colpo di fine anno e ha ottenuto dalla Regione, con un documento licenziato il 24 dicembre, un importante finanziamento destinato a rimettere in sesto una volta per tutte i vecchi Bagni Popolari dichiarati pericolanti dal Comune nel 2018 al termine di un’ispezione della Polizia locale che aveva accertato i gravi danni che minavano l’edificio. I fondi per i lavori, denominati “Restauro conservativo e la riqualificazione dell'edificio degli ex Bagni Popolari di Sassari”, sono stati divisi in tre annualità: la prima di mezzo milione assegnata all’anno appena trascorso, la seconda di un milione e mezzo per questo appena cominciato e la parte più corposa di due milioni di euro per il 2023.

Una notizia che mette fine a una storia di degrado che andava avanti da diversi anni e mette un altro tassello sul versante del recupero del centro storico, in particolare nella zona dove ha sede l’Ateneo. In piazza Università sta andando avanti il cantiere che svela già alla vista l’antica torre Turondola, adesso con il recupero degli ex Bagni Popolari, situati a pochi passi dalla piazza con un doppio ingresso in via Torre Tonda e via Arborea, riprenderà vita un pezzo delle antiche mura che sembrava destinato all’oblio perenne. «Quel palazzo è sempre stato di proprietà dell’Università – spiega il rettore Gavino Mariotti – ma inspiegabilmente era rimasto fuori dal giro dei fondi Fas. La Regione con un emendamento ci ha consentito di mettere riparo a questa dimenticanza, la nostra idea è quella di trasformare l’edificio, una volta recuperato, in una foresteria per i docenti fuori sede. Una struttura che ci manca e, in tempi di covid, diventerebbe ancora più preziosa, ma prima devo capire se abbiamo bisogno di spazi da destinare a uffici che a quel punto avrebbero la precedenza. Appena possibile chiederò alla nostra struttura operativa di fare il quadro della situazione e potrò avere la risposta». Un altro sogno nel cassetto, ereditato anche da predecessori come Alessandro Maida, è quello di trasformare piazza Università in un’area pedonale riqualificandola in questo senso ma su questo la competenza è del Comune che non sembra intenzionato ad appoggiare l’idea.

Tornando agli ex Bagni Popolari, il finanziamento della Regione arriva giusto in tempo per fermare un degrado che stava per raggiungere il classico punto di non ritorno. Il provvedimento di sgombero del Comune risale ai primi giorni del marzo del 2018, in pratica quattro anni fa, ed era stato l’ultimo atto di una discesa senza freni. A far scattare l’allarme era stato il crollo di un comignolo sul marciapiede di via Torre Tonda, strada pedonale frequentatissima dai sassaresi praticamente a tutte le ore. Il sopralluogo svolto dalla Polizia locale aveva successivamente accertato lo stato fatiscente non solo del tetto, in piccola parte già crollato, ma anche dei solai. Inoltre gli agenti avevano riscontrato anche che in quei locali senza luce e acqua, e abbandonati da anni, trovavano rifugio due persone che occupavano abusivamente il palazzo.

L’Università era stata obbligata a mettere in sicurezza quel comignolo, abbattendolo, e aveva provveduto a puntellare i solai e a rendere inaccessibile l’edificio che però da allora è rimasto tristemente avvolto dalle impalcature su entrambi i lati.

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