Comune
Imprese al centro, bando deserto
di Giovanni Bua
Le quattro proposte arrivate non avevano i requisiti. L’assessora Corda: peccato ma non ci fermiamo
18 gennaio 2022
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SASSARI. Va a vuoto il tentativo di Palazzo Ducale di fare insediare a imprese già operative sul territorio la propria attività nel centro storico cittadino. Il bando, che prevedeva sovvenzioni a fondo perduto da 15mila a 150mila euro, per coprire fino al 75 per cento dell’investimento necessario a far alzare le serrande, non ha ricevuto infatti nessuna offerta valida.
In realtà qualche pretendente ha bussato alle porte dell’assessorato alle Attività Produttive, quattro per la precisione, ma nessuna aveva i requisiti richiesti dal bando Iti, l’Investimento territoriale integrato sostenuto dai programmi operativi regionali finanziati con le risorse comunitarie del fondo europeo di sviluppo regionale e del fondo sociale europeo pensato per promuovere un processo durevole di riqualificazione urbana e inclusione sociale ed economica nei rioni di San Donato e Sant’Apollinare e nelle aree limitrofe. A tutte le quattro imprese è stato chiesto un supplemento di documentazione, tre di loro hanno risposto, ma dopo l’ennesimo esame delle carte non c’è stato comunque nulla da fare e il dirigente del settore Attività Produttive ed Edilizia Privata, Giovanni Agatau, non ha potuto far altro che «dare atto che nessuna delle quattro domande pervenute è in possesso dei requisiti essenziali previsti dall’avviso pubblico» e chiudere la procedura con una determina datata 14 gennaio.
«Purtroppo nessuna delle attività che si è presentata aveva i requisiti – sottolinea l’assessora alle Attività Produttive Alessandra Corda – ed è un peccato perché il bando era particolarmente vantaggioso per le imprese che volevano investire. E perché a queste imprese offrivamo un progetto di riqualificazione del centro profondo e articolato. Essendo scaduti i termini la misura non sarà riproposta, ma il nostro progetto di rilancio, che, oltre all’Iti, può contare su altre misure importanti già in campo, come i 15 milioni di Pinqua destinati al ripopolamento attraverso il recupero di immobili abbandonati o degradati da destinare a residenza, o il progetto di riqualificazione del Mercato, non si ferma».
Il bando, i cui termini erano scaduti il 16 dicembre, aveva una capienza di 261mila euro per erogare cofinanziamenti a fondo perduto. I fondi avrebbero coperto spese per l’acquisto e ristrutturazione di immobili e per l’adeguamento dei locali, per l’acquisto di macchinari, software sia di sistemi operativi che di programmi specifici, impianti ed attrezzature varie, brevetti, licenze, know-how e conoscenze tecniche, spese di gestione, di costituzione, spese legali, spese per studi di fattibilità, progettazioni tecniche, consulenza e assistenza tecnico-contabile. Le attività ammesse erano quelle manifatturiere, quelle professionali, scientifiche e tecniche riguardanti ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle biotecnologie e altre scienze naturali e dell’ingegneria. E ancora attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse, servizi di alloggio e di ristorazione, con affittacamere per brevi soggiorni, case ed appartamenti per vacanze, bed and breakfast, residence. Poi istruzione, con corsi, scuole e formazione, e attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento e di assistenza sociale. Il requisito base era di essere già operativi sul territorio.
In realtà qualche pretendente ha bussato alle porte dell’assessorato alle Attività Produttive, quattro per la precisione, ma nessuna aveva i requisiti richiesti dal bando Iti, l’Investimento territoriale integrato sostenuto dai programmi operativi regionali finanziati con le risorse comunitarie del fondo europeo di sviluppo regionale e del fondo sociale europeo pensato per promuovere un processo durevole di riqualificazione urbana e inclusione sociale ed economica nei rioni di San Donato e Sant’Apollinare e nelle aree limitrofe. A tutte le quattro imprese è stato chiesto un supplemento di documentazione, tre di loro hanno risposto, ma dopo l’ennesimo esame delle carte non c’è stato comunque nulla da fare e il dirigente del settore Attività Produttive ed Edilizia Privata, Giovanni Agatau, non ha potuto far altro che «dare atto che nessuna delle quattro domande pervenute è in possesso dei requisiti essenziali previsti dall’avviso pubblico» e chiudere la procedura con una determina datata 14 gennaio.
«Purtroppo nessuna delle attività che si è presentata aveva i requisiti – sottolinea l’assessora alle Attività Produttive Alessandra Corda – ed è un peccato perché il bando era particolarmente vantaggioso per le imprese che volevano investire. E perché a queste imprese offrivamo un progetto di riqualificazione del centro profondo e articolato. Essendo scaduti i termini la misura non sarà riproposta, ma il nostro progetto di rilancio, che, oltre all’Iti, può contare su altre misure importanti già in campo, come i 15 milioni di Pinqua destinati al ripopolamento attraverso il recupero di immobili abbandonati o degradati da destinare a residenza, o il progetto di riqualificazione del Mercato, non si ferma».
Il bando, i cui termini erano scaduti il 16 dicembre, aveva una capienza di 261mila euro per erogare cofinanziamenti a fondo perduto. I fondi avrebbero coperto spese per l’acquisto e ristrutturazione di immobili e per l’adeguamento dei locali, per l’acquisto di macchinari, software sia di sistemi operativi che di programmi specifici, impianti ed attrezzature varie, brevetti, licenze, know-how e conoscenze tecniche, spese di gestione, di costituzione, spese legali, spese per studi di fattibilità, progettazioni tecniche, consulenza e assistenza tecnico-contabile. Le attività ammesse erano quelle manifatturiere, quelle professionali, scientifiche e tecniche riguardanti ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle biotecnologie e altre scienze naturali e dell’ingegneria. E ancora attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse, servizi di alloggio e di ristorazione, con affittacamere per brevi soggiorni, case ed appartamenti per vacanze, bed and breakfast, residence. Poi istruzione, con corsi, scuole e formazione, e attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento e di assistenza sociale. Il requisito base era di essere già operativi sul territorio.