La Nuova Sardegna

Sassari

«Una retromarcia che costa 150 milioni»

di Roberto Sanna
«Una retromarcia che costa 150 milioni»

L’Immobiliare Champoluc, titolare del progetto di Porto Palmas, attacca il Comune per il cambio di rotta sulle zone f4

21 gennaio 2022
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SASSARI. Il Comune si appresta a ridisegnare tutte le zone costiere f4 ma, in attesa di vedere la nuova perimetrazione delle aree e le linee di sviluppo turistico-recettivo( che coinvolgono Platamona, Ottava, Biancareddu, Villa Assunta, l'Argentiera e Porto Palmas) c’è qualcuno al quale in ogni caso non piaceranno: si tratta dell’Immobiliare Champoluc, proprietaria dei terreni tra La Frana e Porto Palmas nei quali si apprestava a fare un importante investimento grazie anche a partner provenienti dalla Russia.

Cambio di rotta. La scorsa settimana in consiglio comunale il sindaco Nanni Campus ha bocciato e l’iter disegnato dalla precedente giunta di centrosinistra guidata da Nicola Sanna affermando che «La programmazione turistica andava rimessa in regola perché la perimetrazione delle zone f4 non era regolare. Lo abbiamo scoperto durante i numerosi viaggi fatti in Regione» aggiungendo che «un imprenditore non può decidere di costruire un villaggio turistico in una delle zone più di pregio del nostro territorio, e non è di villaggi turistici e di seconde case che noi abbiamo bisogno, ma al limite di strutture alberghiere, e soprattutto di rispetto per l’ambiente». «Noi non abbiamo mandato quelle schede in Regione – ha concluso – e se le avessimo mandare le avrebbero respinte. Perché c’è una norma che dice che le zone turistiche devono andare in continuità con gli insediamenti preesistenti, e noi le abbiamo riperimetrate facendole in continuità con le borgate. Spero che già la prossima settimana le nuove zone f4 arrivino in commissione, e allora finalmente vi renderete conto di quello che è stato fatto».

Le contestazioni. Una ricostruzione che la Champoluc, attraverso il legale Salvatore Deiana e l’ad Luca Rossi, contesta su due fronti: l’estromissione nonostante la regolarità del percorso compiuto e anche la giravolta nelle intenzioni, che sarebbero state dimostrate nel novembre del 2019 quando «l’allora assessora all’Urbanistica Alessandra Corda dichiarò in commissione che all’avviso, che complessivamente mette a disposizione lungo le coste di Sassari 259mila metri cubi, hanno risposto 14 potenziali investitori e che nove delle proposte avanzate sono state ritenute idonee. Il consiglio comunale dovrà approvare le varianti urbanistiche per fare strada ai progetti». Proprio la variante al Puc era l’ultimo passaggio imposto dalla precedente giunta, che aveva previsto un primo step legato all’individuazione dei terreni e un secondo a un bando. Bando al quale la Champoluc aveva partecipato ed era stata ritenuta “astrattamente idonea”. Astrattamente perché, appunto, mancava ancora il quadro urbanistico definitivo.

Terreni e cubature. La giunta Sanna aveva previsto una volumetria di 88mila metri cubi a Platamona-Ottava, 75 mila all’Argentiera-Porto Palmas, 28mila a Biancareddu e altrettanti a Villa Assunta, più altri 40mila nella corona periurbana di Sassari. La Champoluc, già proprietaria di circa 30 ettari nella zona di Porto Palmas, ha aderito al progetto e presentato la manifestazione d’interesse; nell’ottobre del 2019, sostengono i rappresentanti, c’è stato un incontro a Palazzo Ducale col nuovo sindaco, l’assessora e i tecnici del settore nel quale «si “azzarda” di arrivare alla variante al PUC in 8-9 mesi. Pertanto abbiamo deciso di acquisire altri 100 ettari nella zona lunga circa 2 chilometri che va da La Frana a Porto Palmas – dicono dalla Champoluc – costituendo poi un gruppo di lavoro e avviando una fase di progettazione. Abbiamo speso finora un milione e mezzo di euro e l’investimento finale arriva a centocinquanta. Siamo l’unica società che dopo cinquant’anni di buio ha deciso di investire in quella zona, non abbiamo imposto nulla ma solo accettato le scelte del Comune. Abbiamo anche chiesto sempre di concertare lo sviluppo con l’amministrazione comunale, che di fatto ora rifiuta il progetto dopo averlo osannato al momento dell’insediamento».

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