La Nuova Sardegna

Sassari

«Noi, figli della Shoah tra rabbia e memoria»

«Noi, figli della Shoah tra rabbia e memoria»

Al Circolo Sassarese il deputato Fiano (Pd) ha presentato i suoi due libri. «Non dobbiamo mai smettere di riflettere sulle nostre storie e su chi siamo»

06 marzo 2022
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SASSARI. Venerdì scorso il Circolo Sassarese ha inaugurato le attività culturali in presenza dopo due anni di stop, con la presentazione dei libri di Emanuele Fiano: “Il profumo di mio padre” ed “Ebreo”, i testi presentati dal deputato al numeroso pubblico. Tanti i temi toccati, in una serata che è stata un viaggio tra i ricordi dell’autore a partire dalle esperienze di vita del padre Nedo, che in giovane età ha vissuto la terribile esperienza della deportazione insieme alla sua famiglia nei campi di concentramento.

Ad aprire l’evento il presidente del Circolo Sassarese Paolo Spano, che ha voluto ricordare come l’appuntamento abbia rappresentato un tassello importante per la ripartenza, proprio nell’anno in cui l’associazione con sede in via Mercato festeggia i 160 anni. Il giornalista Alberto Pinna ha poi avviato il dibattito con Fiano: «Opere come queste non vanno sottovalutate. Servono a riportare la storia sotto gli occhi di tutti, un passato che non deve tornare ma non è detto che non torni» ha detto con riferimento ai recenti fatti in Ucraina, aggiungendo poi che «c’è un legame tra i due libri ed è la diversità. Il sentirsi diverso che in alcuni contesti, almeno inizialmente, per l’autore ha rappresentato un vero e proprio peso». Emanuele Fiano, emozionato, ha speso parole d’affetto per la sua famiglia e in particolare si è soffermato sulla figura di suo padre. Ha fatto riferimento anche all’attività politica che svolge: «Faccio parte di quella generazione dei figli di chi ha vissuto sulla propria pelle la Shoah. Ammetto di essere entrato in politica con un sentimento di rabbia, per quello che mio padre e tanti altri hanno subito. Percepivo che intorno a me quasi nessuno capiva ciò che provavo. In questo senso la politica è stata una medicina per me. Occuparsi degli altri è stata una cura». Fabio Di Pietro, scrittore e docente di lettere, è intervenuto in veste di critico letterario sottolineando come l’autore si sia mosso spinto dall’urgenza di una ricerca della memoria, costruendo due diari intimi e personali non troppo diversi tra loro. « È così. Il primo libro è una poesia d’amore per i miei genitori e in particolare racconto mio padre, al termine di un dialogo durato anni fra noi. Il secondo libro è uno sforzo, in cui racconto del passaggio tra il peso di sentirmi diverso alla ricchezza della diversità» ha replicato Fiano, il quale si è soffermato anche sul ruolo che secondo lui hanno gli ebrei di tutto il mondo: quello di raccontare, sempre e comunque. Vivere in un’epoca in cui non ci si racconta abbastanza, essendo in parte schiavi di mezzi di comunicazione digitali che annientano le relazioni personali è secondo Fiano un pericolo da non sottovalutare: «Non dobbiamo smettere di riflettere sulle nostre storie, sul nostro passato, su chi siamo veramente».

La serata si è conclusa con l’intervento musicale dei ragazzi del Conservatorio Luigi Canepa che hanno eseguito brani della tradizione ebraica. (simone giuliani)

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