La Nuova Sardegna

Sassari

Il paese compie il miracolo: «Qui tutti tifano l’Ossese»

di Dario Budroni
Il paese compie il miracolo: «Qui tutti tifano l’Ossese»

Ossi spinge la squadra di calcio che ha conquistato la semifinale di Coppa Italia 

10 aprile 2022
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OSSI. La squadra ha preso l’aereo e a volare insieme a lei adesso è tutto il paese. Ragazzi con gli scarpini all’ultimo grido e quasi novantenni che distribuiscono ricordi di quando invece si giocava a piedi nudi e con due pietre al posto dei pali della porta. Il passato si intreccia col presente e il risultato è una miscela che alimenta la spinta propulsiva di una squadra che ha improvvisamente spiccato il volo. L’Ossese ha appena conquistato la semifinale della Coppa Italia nazionale di Eccellenza e nei bar, nelle strade e nelle piazze di Ossi ormai non si parla d’altro. «Il nostro sogno è sempre stato quello di prendere l’aereo. In altre parole, di andare oltre il mare per giocarci qualcosa di importante. E stavolta ci siamo riusciti» dice con un certo orgoglio Carlo Mentasti, 38 anni, vicepresidente della Polisportiva Ossese con un recente passato da presidente. È il miracolo sportivo di una squadra che ha raggiunto l’apice assoluto di una storia nata sessant’anni fa. Con le dovute proporzioni, tutto funziona come quando la nazionale giocava i mondiali: lo sport finisce quasi in secondo piano e il fatto di tifare l’Ossese diventa puro senso di appartenenza, ben al di là delle infinite discussioni su moduli, tattica, cross e fuorigioco. Nell’ultima trasferta oltremare, sul campo dell’Isernia, dal paese alle porte di Sassari sono partiti in 68 per sventolare le bandiere bianconere in tribuna. La Coppa Italia regionale di Eccellenza, vinta lo scorso febbraio, sta intanto facendo il giro dei bar e dei negozi del paese. «Se vinciamo quella nazionale, la porteremo anche in discoteca» assicura Francesco Murgia, il titolare del Caffè Roma.

Gli irriducibili. Il covo della tifoseria più calda di Ossi non può che essere il Bar Sport di Giovanni Dedola, dove sono appese magliette e una infinità di fotografie in bianco e nero. Qui, seduto su uno sgabello, c’è Antonio Demartis. «L’anno prossimo compio 90 anni» specifica subito. Lui è uno dei soci fondatori della società nata agli albori degli anni Sessanta. Ed è uno che non ha mai perso una partita dell’Ossese. «Qualche volta è successo, quando mi è venuta la febbre – sorride –. Negli anni Cinquanta, comunque, si praticava il pugilato e si giocava a calcio nei campi dei proprietari terrieri. In cambio dello spazio, dovevamo ripulire il campo dalle pietre. Per delimitare la porta usavamo due sassi. Le strisce laterali erano invece fatte con pietre più piccole. Qualcuno giocava scalzo, qualcun altro con gli scarponi più grossi. Poi, infine, abbiamo fondato l’Ossese». Accanto a lui c’è Giosuè Pinna, 78 anni. È un tipo famoso: su YouTube c’è un video che lo riguarda e che si intitola Giosuè più tifoso non ce n’è. Nel filmato si vede lui in tribuna e che, per la tensione, si alza, si siede, si rialza e alla fine prende a calci l’aria, come volesse colpire lui stesso il pallone. «Cerca su YouTube, c’è un mio video – esordisce –. Ho sempre tifato Ossese e dagli anni Settanta sono anche un dirigente. Non sono mai mancato allo stadio. E vado anche in trasferta. Mia sorella, invece, aveva realizzato le prime maglie». Battista Sanna è invece il presidente onorario e nella sua testa è immagazzinata l’intera storia della società. «Ho giocato in prima squadra – chiarisce mentre punta il dito –. Questo in foto sono io, vincemmo il campionato di Seconda categoria. Era la stagione 1964-1965».

Il paese che vola. Nel giro di pochi anni, l’Ossese è passata dalla Seconda categoria all’Eccellenza, dove adesso naviga ai vertici della classifica. Nel frattempo ha vinto una Coppa Italia regionale e ha conquistato le semifinali di quella nazionale. Un piccolo grande miracolo sportivo che da queste parti gonfia il petto di orgoglio. «Dopo un inizio di stagione caratterizzato da qualche difficoltà, c’è stato un vero e proprio cambio di marcia – spiega Marco Masia, classe 1987, da neanche un anno presidente dell’Ossese –. E la gente è contenta, partecipa alle nostre iniziative. In occasione dell’ultima trasferta, in casa dell’Isernia, sono venuti con noi quasi 70 tifosi. Il paese sta parlando di calcio e noi stiamo anche coinvolgendo le scuole». E a proposito di tifosi, qualche anno fa è anche nato il Gruppo Stafffette, con tre F. «Più che ultrà siamo un gruppo di tifosi, di ragazzi che vogliono stare vicino alla squadra – spiega Gianni Gà –. Cerchiamo di seguire l’Ossese ovunque, per incoraggiarla. Ci stiamo riuscendo e di questo stiamo contenti». Sebastiano Sechi, invece, è l’addetto stampa. «Nei primi anni Novanta ho fatto anche il vicepresidente – afferma –. Mia sorella, invece, è stata l’unica presidente donna della storia dell’Ossese. Ora stiamo andando davvero bene, penso che niente sia precluso». E a un certo punto spunta anche Giovanni Serra, tre volte sindaco di Ossi. Anche lui, ovviamente, è un ex giocatore bianconero. «Avevo 15 anni quando feci l’esordio in prima squadra – racconta –. Davvero dei bei tempi. L’Ossese era l’unica occasione di aggregazione».

La spinta. Che Ossi stia vivendo un momento particolare lo si percepisce subito. Un po’ tutti, in paese, vogliono dare il loro contributo. Chi con un grido di incoraggiamento lanciato ai dirigenti da un camioncino, chi con una sponsorizzazione, chi con la sua presenza la domenica allo stadio. La Coppa Italia regionale vinta a febbraio sta facendo il giro delle attività commerciali del paese. Adesso è al Caffè Roma. Una fioraia, invece, ha addobbato la sua vetrina. Perché Ossi adesso ci crede e sogna di volare ancora più in alto.

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