La Nuova Sardegna

Sassari

La corsa dei prezzi

A Sassari cara, carissima colazione: andare al bar ora è quasi un lusso

Roberto Sanna
A Sassari cara, carissima colazione: andare al bar ora è quasi un lusso

Per cappuccino e cornetto si spendono anche 3 euro

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Sassari Cappuccino, pasta, due chiacchiere col barista e pronti per la giornata. Un rito, quello della colazione al bar, tipicamente italiano che rischia di trasformarsi in un lusso. Anche in città, dove i rincari dell’energia e delle materie prime stanno mettendo in crisi anche questo settore e i prezzi stanno raggiungendo cifre difficili da sostenere: costa di più il caffè, produrre le paste, tenere aperto il bar. E gli stipendi dei clienti sono sempre gli stessi, depauperati però dagli altri rincari.

Fare colazione fuori casa rischia così di non essere più un’abitudine quanto uno sfizio non alla portata di tutti. Sarà per la location da sogno o per la vista panoramica, ma è sempre a Predda Niedda che costa di più sedersi al bar. Nella zona industriale, infatti, consumare un cappuccino e una pasta, quasi mai di pasticceria, costa anche 3 euro (1,50+1,50) e i più coraggiosi possono sforare la soglia chiedendo un bicchiere d’acqua. In città si va dai 2,80 (1,50 il cappuccino e 1,30 la pasta, però di pasticceria) scendendo fino ai 2,40 (1,30 il cappuccino e 1,10 la pasta). Scontrini che sembrano destinati a crescere: «Per ora riusciamo a tenere i prezzi costanti ma non dureremo molto – dice Piero Muresu del Caffè Accademia in via Torre Tonda –. Sicuramente non possiamo più offrire il bicchiere d’acqua di accompagnamento, perché ormai anche noi dobbiamo contare i centesimi e risparmiare su una singola voce. Ma non è un problema di singole voci, caffè o paste che siano: la realtà è che va ridiscusso tutto, la gente ha sempre gli stessi soldi in tasca e di fronte agli aumenti scappa, è un momento storico difficilissimo».

Giuseppe Fadda del Tie-break di Monserrato e Predda Niedda ha gettato la spugna da qualche tempo, dedicandosi solo ai pasti, e sottolinea «l’insostenibilità di questo business. Se in pasticceria compro una pasta a 70 centesimi più Iva, non posso rivenderla a un euro. Almeno nel mio locale, dove si fa solo servizio al tavolo e serve tanto personale. Stessa cosa per l’acqua: un bicchiere ci costa 15 centesimi, quanto dobbiamo farlo pagare? Di sicuro il servizio fa la differenza, così come il tipo di locale: una grande catena può comprare caffè e paste non di pasticceria a prezzi molto convenienti e, se magari fa solo servizio al bancone, può fare prezzi convenienti. Il discorso lo estendo alle pizze. Una margherita non può costare meno di 5 euro, servita al tavolo. Chi, nonostante tutto, scende sotto queste cifre certamente non sta guadagnando e non fa altro che drogare il mercato. Bisogna perciò capire che quando i prezzi aumentano, non succede perché il commerciante è ladro, come spesso viene etichettato, ma perché proprio non ce la fa».

Cesare Vanali, titolare dell’omonima pasticceria, ha visto il mercato cambiare: «Serviamo una settantina di locali e teniamo duro soprattutto con le frittelle. I cornetti non li compra più nessuno, i bar preferiscono quelli surgelati anche per una questione di comodità ma non so quanto convenga stare sempre col forno elettrico in funzione. Per ora la domanda è costante e non mi lamento, evidentemente è dura rinunciare alla colazione al bar. Anche le bollette delle pasticcerie però stanno salendo, un collega il mese scorso è passato da 1.500 e 5.000 euro e non so come andrà a finire».

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