Ucciso con un pugno, la lettera della madre di Roberto Delrio: «Io mi affido alla giustizia»
Anna Masia: «Il rimorso per tutta la vita, questa la peggior punizione per chi mi ha tolto mio figlio»
Sassari Tra un mese sarà trascorso un anno dal giorno di quell’atto violento senza senso. Un pugno durante una banale lite stradale che doveva finire ancora prima di cominciare, la morte dopo pochi giorni (il 16 giugno) in ospedale di un padre che era stato colpito sotto lo sguardo terrorizzato del figlio 15enne che invece aveva immaginato una giornata di allegria con il genitore. La vittima, Roberto Delrio, aveva 62 anni. Il processo per l’uomo che ha sferrato il pugno rivelatosi mortale sta per cominciare: Roberto Di Seri, 41 anni, dovrà difendersi dall’accusa di omicidio preterintenzionale. Il grave fatto si era verificato ad Alghero, tra via XX Settembre e via Barraccu.
Ieri Anna Masia, madre di Roberto Delrio, ha deciso di scrivere una lettera alla Nuova Sardegna per raccontare il suo stato d’animo ed esprimere il proprio sentimento di giustizia.
«Sono la mamma di un figlio, cui, per futili motivi è stata tolta la vita ormai quasi un anno fa. Certo, per tutte le madri i propri figli sono i migliori del mondo, ma al di là di questa ovvietà, la grande partecipazione alle esequie, gli innumerevoli attestati di stima, di amicizia e di riconoscenza non solo morale, oltre a riempirmi il cuore di orgoglio, dimostrano che il mio Roberto era apprezzato, benvoluto e conosciuto come persona perbene, onesta e, come tale, meritevole della tanta commozione e dolore che la sua scomparsa ha suscitato e suscita tuttora in familiari, parenti, amici, colleghi e semplici conoscenti».
«Mi rivolgo a questo giornale – afferma Anna Masia – anche per poter ringraziare tutti coloro i quali hanno partecipato e ci sono stati vicini nella tragedia che ha colpito me, i figli Mirko e Jacopo e tutta la famiglia. Mi scuso con tutti quelli ai quali non ho potuto ricambiare l’abbraccio quale segno del sincero cordoglio. Nella immediatezza del fatto mi mancavano le forze».
Poi, il concetto forse più difficile da esprimere: il dolore enorme che strazia l’anima e lo sforzo per testimoniare comunque il valore della giustizia.
«Oggi, approssimandosi il processo – conclude Anna Masia –, mi affido alla giustizia, confidando che faccia celermente il suo corso, nella certezza tuttavia che la peggior punizione per l’autore del gesto violento che mi ha privato di Roberto sarà il rimorso che lo accompagnerà per tutta la vita. Come per tutta la vita sarà impressa nella mente e negli occhi del figlio Jacopo la brutale violenza che lo ha separato per sempre dal padre»