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Olmedo, asta deserta per la maxi Rsa abbandonata alla periferia del paese

di Davide Pinna
Olmedo, asta deserta per la maxi Rsa abbandonata alla periferia del paese

La costruzione della struttura cominciò nel 2002, ma non venne mai completata. La vendita nel quadro delle procedure di concordato preventivo dell’impero sanitario Aias-Fondazione Randazzo

05 marzo 2024
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Olmedo Evidentemente sono troppi, 8 milioni e mezzo di euro. E chissà quanto dovrà scendere ancora il prezzo della Rsa incompiuta di Olmedo, battuta all’asta fallimentare a fine febbraio, prima che qualcuno decida di farci anche solo un pensierino.

La procedura indetta dal liquidatore giudiziale Carlo Iadevaia è andata deserta e il mostruoso gigante appena fuori dal paese, continuerà a rimanere senza un proprietario che si assuma la responsabilità di concludere i lavori cominciati nel 2002 e fermi definitivamente dal 2008.

La società Si tratta di uno tanti centri, sparsi in tutta l’isola, di un impero sanitario finito ormai in rovina e che sta tentando di rimettersi in piedi. Quello della famiglia Randazzo composto da Fondazione Stefania Randazzo, Aias Cagliari e Sardegna e Senecta. Per decenni, i quasi-monopolisti del settore dell’assistenza ai disabili e degli anziani nell’isola.

Un gruppo di società che, dopo anni sull’orlo del fallimento, è finito a febbraio 2023 al centro di una procedura di concordato preventivo che tenterà di salvare il salvabile, ossia stipendi, posti di lavoro e prestazioni fornite ai pazienti, anche attraverso la vendita dell’immenso patrimonio immobiliare.

La struttura Il mostro è un gigante di altri tempi, di quando le cose dal punto di vista finanziario andavano bene. 25mila metri cubi di cemento armato, all’interno di un terreno leggermente sopraelevato di 4 ettari subito fuori dal paese, nel prolungamento di via Matteotti. Sulla carta, una volta completata, avrebbe dovuto ospitare nei suoi ambienti, estesi per 14mila metri quadri, 240 posti letto.

Di questi, 120 sarebbero stati in regime di Residenza Sanitaria Assistenziale, metà in casa protetta e metà in riabilitazione. Numeri tali da giustificare assunzioni per centinaia di lavoratori, fra dipendenti e indotto. Due grandi torri collegate da una passerella, su un’elevazione di sei piani. All’interno, stanze da letto in grado di ospitare da un singolo paziente fino a tre, ciascuna dotata di bagno. Più gli spazi comuni, quelli di servizio e dedicati al personale e tutto un corollario di aree attrezzate per le attività collettive, ricreative, religiose e le riunioni.

La prima pietra venne posata l’8 aprile del 2002, con una cerimonia affollata di autorità e l’annuncio che i lavori si sarebbero conclusi nel 2004. E invece dopo un periodo di lavori intensi, le attività del cantiere presero a scemare. Sei anni dopo, nel febbraio 2010, il direttore dei lavori comunicò al Comune di Olmedo la sospensione delle attività, ma i più riprese.

La relazione redatta dagli ingegneri Maurizio Martini e Giovan Battista Giattino spiega che, esternamente, i lavori sono pressoché conclusi. All’interno le operazioni sono a buon punto, anche se mancano ancora le pavimentazioni, i controsoffitti e le tinteggiature. Durante i lunghi anni di abbandono, i soliti ignoti hanno cannibalizzato gli impianti elettrici che andranno completamente rifatti, così come tutti gli altri impianti. Tutti da svolgere, i lavori di sistemazione dell’area esterna.

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