Al gip: «La tirata d’orecchio? L’alunno disturbava la classe»
Così la maestra arrestata davanti ai video mostrati dal giudice
Sassari A un certo punto, al giudice che durante l’udienza di convalida elencava gli elementi di prova a suo carico – riferiti in particolare a uno degli episodi immortalati dalle telecamere – la maestra avrebbe negato di aver tirato l’orecchio a un alunno dicendo di essersi limitata a toccarglielo. Ed è allora che il gip Sergio De Luca le ha mostrato uno dei video “incriminati”. E ciò che emergeva da quelle sequenze era ben diverso, perché si vedeva l’insegnante “tirare violentemente l’orecchio del bambino” e poi la testa del piccolo che, per effetto di quel gesto violento, “veniva trascinata all’indietro”.
Di fronte all’evidenza, la maestra 60enne arrestata lo scorso maggio dalla squadra mobile della questura di Sassari e sospesa dal servizio, ha detto al gip di aver agito in quel modo «perché l’alunno stava disturbando la classe». Emergono nuovi dettagli nell’inchiesta per maltrattamenti aperta dalla Procura di Sassari che ha coinvolto una docente della scuola dell’infanzia “Pertini Biasi” di via Gorizia.
Accusata di aver usato violenza fisica su alcuni alunni della classe, a fine maggio è stata raggiunta dalla polizia nella sua abitazione e arrestata. Verrà processata con giudizio immediato. L’insegnante – quarant’anni di servizio, incensurata, nessun procedimento penale pendente a suo carico – ieri non ha voluto rilasciare dichiarazioni su quanto accaduto. «Sarà il giudice a valutare se le condotte della mia assistita costituiscano dei maltrattamenti – è il commento prudente, per il momento, dell’avvocato difensore Marco Palmieri – Senza voler, in generale, legittimare in alcun modo eventuali condotte violente, va detto che la situazione in quel plesso scolastico era di estremo disagio e difficoltà, in particolare per via della frequentazione di bambini che necessitavano di controllo assiduo. Tant’è che c’erano state svariate richieste di un potenziamento di personale. Tutto è quindi maturato in una situazione ambientale complicata».
Sempre durante le dichiarazioni spontanee rese al giudice, la maestra ha spiegato di non aver mai avuto alcun problema con gli alunni nella sua lunga carriera scolastica ma ha anche aggiunto che negli ultimi tempi si era trovata a gestirne da sola qualcuno molto problematico». Per il gip la conferma che quello sarebbe stato il suo “modo abituale” di relazionarsi con gli alunni di pochi anni di età con “particolarissimi principi educativi palesemente contrastanti con il nostro ordinamento e con diverse fonti sovranazionali”. Da qui anche l’esigenza cautelare manifestata dal gip secondo cui quelli dell’indagata non sarebbero stati “episodi contingenti” ma un “ordinario modo di esercitare la propria professione”.
A conferma di queste convinzioni il fatto che l’insegnante avesse continuato a comportarsi così nonostante fosse stata sorpresa dal personale della scuola a colpire i suoi alunni e fosse stata redarguita da diverse colleghe. E proprio alcune di queste, avendo notato che in alcune occasioni la maestra utilizzava dei metodi “discutibili” avevano deciso di avvisare la dirigente scolastica Maria Grazia Casu. La stessa cosa aveva fatto una collaboratrice che, dopo aver assistito a un episodio in particolare, aveva scritto a mano una lettera e l’aveva consegnata alla Casu. Erano quindi state inviate immediatamente le segnalazioni via Pec alla questura e a quel punto erano partite le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Ermanno Cattaneo. Nel frattempo anche i genitori dei bambini che sarebbero stati vittime dei maltrattamenti, si sono rivolti all’avvocato Stefano Porcu per essere rappresentati come parti civili nel processo. La scelta del rito non è stata ancora decisa, non è escluso che il difensore Palmieri – proprio per dimostrare anche con prove testimoniali l’innocenza della sua assistita – possa decidere di andare a dibattimento. Un rito ordinario, quindi, e non abbreviato come ipotizzato in un primo momento. © RIPRODUZIONE RISERVATA