Lettera aperta della famiglia Rundine: «Ecco chi era il nostro Riccardo»
Commosso e intenso ricordo dei genitori e della sorella del giovane di Sassari trovato senza vita a Santa Teresa l’8 luglio 2025
Sassari A un mese dalla morte di Riccardo Rundine, i genitori e la sorella hanno scritto una lettera aperta per ricordare l’amato figlio e fratello.
Egregio direttore
siamo la mamma, il padre e la sorella di Riccardo Rundine, il ragazzo scomparso lo scorso 8 luglio alla “Valle della Luna” - Santa Teresa di Gallura. Abbiamo riflettuto a lungo prima di scriverLe, ma oggi troviamo il coraggio di farlo, anche alla luce di alcuni articoli apparsi su La Nuova Sardegna ma soprattutto dei commenti che ne sono seguiti sui social, spesso privi di rispetto e di comprensione. Il lavoro del giornalista dovrebbe avere tra i suoi obiettivi quello di avvicinare le persone alla verità, educando, approfondendo, raccogliendo informazioni da fonti diverse e tutelando la dignità e la riservatezza delle persone coinvolte.
Purtroppo ciò che è stato fatto in merito alla vicenda di nostro figlio somiglia più ad uno sciacallaggio da parte degli utenti con informazioni decontestualizzate, che hanno finito per restituire un'immagine parziale, superficiale e dolorosamente distorta di Riccardo. Si è parlato di farmaci, di sostanze, di alcol, come se bastassero questi dettagli per raccontare una persona. Il risultato? Una valanga di giudizi e commenti crudeli da parte di chi non sa, ma sentenzia.
Ma qual è la verità?
La verità è che il disagio psicologico è reale, è tangibile come l’acqua che si beve, finché non diventa una sostanza amara che brucia dentro. È presente come il sole, finché non ci si ritrova immersi nel buio. È concreto come la terra sotto i piedi, finché non si scopre che è venuta meno. Nella sofferenza mentale tutto questo accade e tutto questo va riconosciuto, non demonizzato. Va ascoltato, non giudicato.
Il volto della depressione è spesso invisibile. Assume forme diverse. Il pregiudizio lo nasconde, l’indifferenza lo alimenta. E chi ne soffre, spesso, viene lasciato solo. I commenti offensivi scritti da alcuni utenti sui social non hanno fatto altro che aumentare il nostro dolore. Vorremmo, inoltre, spendere alcune parole sul luogo in cui Riccardo è scomparso.
Anche su questo si è detto di tutto, spesso a sproposito. È come se alcune persone avessero bisogno di liberare la propria rabbia, la propria cattiveria, denigrando ciò che non conoscono. Ma perché colpire un luogo tanto bello, dove cielo e terra sembrano toccarsi, e la luna si specchia sul mare creando un quadro meraviglioso? Quel luogo, che alcuni hanno voluto denigrare, è per noi sacro è lì che i suoi occhi hanno visto, per l’ultima volta, il cielo e il mare fondersi in un abbraccio di pace, un angolo di paradiso, il suo posto del cuore.
Sì, caro Direttore, è questa la definizione giusta. Lo sanno bene coloro che ci sono stati davvero. Il nostro cuore è spezzato. Nulla potrà restituirci ciò che di più prezioso avevamo: nostro figlio, il fratello maggiore di Chiara. Se Lei ce lo permette, vorremmo far conoscere Riccardo a chi ha scritto cattiverie sul suo conto emettendo sentenze non richieste.
Riccardo era un ragazzo che amava la vita, sapeva cogliere il bello dalle piccole cose, era un’anima sensibile e ribelle. Amava i viaggi, ultimamente abbandonati per la sua condizione fisica, era un abile lettore, amava la Storia – soprattutto quella della sua amata Sardegna – la Filosofia, le poesie, ne scriveva di sue, a volte cupe, a volte piene di luce e di speranza. Seguivano l’andamento del suo mondo interiore, mutevole e profondo. Amava e rispettava profondamente le donne e da questo amore sono nati versi come questi, che abbiamo scelto in un mondo dove le donne ancora subiscono violenze e perdono la vita in nome di un amore malato:
(…) Voi siete comete non ancora esplorate, profondi abissi di tutte le acque del Cosmo, musiche non ancora ascoltate, misteri di un Universo in espansione, siete la luce e il pensiero che ci attanaglia la notte mentre sogniamo l’immensità dei vostri sguardi (…)
Questo era Riccardo, un giovane uomo che sentiva e viveva in profondità. Un’anima delicata. Non è ancora il momento per noi di rileggere tutto ciò che ha scritto. Il dolore è troppo grande, ma lo faremo.
E vorremmo raccontarvi anche chi era Riccardo per sua sorella Chiara, la sua “sorellina – il suo sole”, come la chiamava. Le sue parole, pronunciate in Chiesa con enorme forza e coraggio, ci hanno lasciati senza fiato:
“Caro fratello, l’ultima conversazione che abbiamo avuto è stata simbolica: mi hai detto ‘nasciamo soli e moriamo soli". Eppure oggi sei circondato da un amore infinito e dilagante, testimonianza della persona che sei. Hai sentito il mio cuore battere nel ventre di nostra madre, mi hai vista nascere e, come un guardiano, hai sempre vegliato su di me. Ora che non ci sei più, la tua presenza pervade ogni nostro giorno e, come il sole, generi luce. Sei sempre stato in cerca di risposte, avido lettore, cercavi di comprendere appieno cosa significassero la vita, il dolore, la felicità. La tua natura ti ha portato a esplorare luoghi lontani, dai quali ci portavi racconti pieni di meraviglia. Una fede profonda verso qualcosa di più grande ti guidava. Finché ti sei ricongiunto alla tua amata terra, nel tuo posto del cuore: la Valle della Luna. Camminare, respirare e vivere senza di te sarà la prova più difficile, ma ho fede che tutto questo dolore sia anche la misura dell’amore che hai seminato. Che la terra ti sia lieve, e che il tuo delicato cuore possa trovare pace eterna. Ti amiamo.”
Da queste parole nasce anche la scelta della canzone “È delicato” di Zucchero, cantata alla fine della funzione religiosa sul piazzale della Chiesa della Sacra Famiglia.
Ora ci troviamo a fare i conti con un’assenza che chiamano “lutto”. Ma il nostro è anche un lutto di noi stessi, perché dobbiamo dire addio non solo a Riccardo, ma anche alle persone che eravamo prima della sua perdita.
Chi come noi sta vivendo un dolore simile potrà riconoscersi in queste parole e sentire, almeno per un momento, di non essere solo.
La ringraziamo, caro Direttore, se vorrà dare spazio a questo scritto. È un piccolo gesto, ma per noi è un grande atto d’amore verso nostro figlio e fratello.
Con gratitudine
Giuseppina Piras, mamma di Riccardo
Roberto Rundine, papà
Chiara Rundine, sorella