La Nuova Sardegna

Sassari

L’inchiesta

Ragazza sequestrata, torturata e filmata a Sassari, indaga la procura distrettuale antimafia

di Luca Fiori
Ragazza sequestrata, torturata e filmata a Sassari, indaga la procura distrettuale antimafia

Vista la gravità delle accuse contro un 33enne ghanese, il fascicolo è stato trasferito alla Dda di Cagliari

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Sassari Un video delle torture, una richiesta di riscatto e una giovane tenuta prigioniera per ore all’interno di un appartamento del centro di Sassari. È su questi elementi che si basa l’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica sulla notte di violenza e di minacce, che la mattina del 5 dicembre scorso ha portato all’arresto da parte dei carabinieri di Mohammed Ibrahim Abdul Razak, cittadino ghanese di 33 anni. Ora il fascicolo - vista la gravità delle accuse - è stato trasferito alla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari.

Il reato di sequestro di persona a scopo di estorsione è infatti di competenza della Dda. Una svolta che segna un punto chiave nell’indagine. Intanto è stata fissata per il 7 gennaio, davanti al Tribunale del Riesame di Cagliari, l’udienza sulla custodia cautelare in carcere del 33enne arrestato, su richiesta del suo difensore, l’avvocato Massimiliano Tore. Il nuovo pm titolare dell’inchiesta è ora il sostituto procuratore della Dda Gaetano Porcu. Razak resta detenuto nel carcere di Bancali dopo la convalida dell’arresto disposta l’8 dicembre dal gip di Sassari Gian Paolo Piana.

Secondo le accuse, l’uomo avrebbe sequestrato una giovane di un paese del circondario di Sassari, sottoponendola a violenze ripetute e filmando la scena per riavere 600 euro dalla madre, come prezzo per la liberazione.

La notte dell’orrore I fatti risalgono alla notte del 5 dicembre. La giovane, in evidente stato di fragilità, si sarebbe allontanata dall’abitazione dell’indagato portando via contanti e alcune dosi di droga. L’uomo l’avrebbe rintracciata in piena notte e, secondo la ricostruzione contenuta nell’ordinanza del gip, trascinata per strada e costretta a seguirlo, privandola della libertà per ore. All’interno dell’appartamento in vicolo Bertolini, la ragazza sarebbe stata picchiata brutalmente, colpita con un ombrello e frustata con una cintura intrisa di succo di limone, un dettaglio che per il giudice dimostra la volontà di infliggere sofferenze ulteriori rispetto al sequestro. Lesioni giudicate guaribili in 15 giorni, ma ritenute espressione di una violenza estrema.

La richiesta di riscatto Durante quelle ore l’uomo avrebbe registrato un video mostrando la giovane seminuda, terrorizzata e livida, inviandolo alla madre con una richiesta esplicita: «Dammi 600 euro se vuoi rivedere tua figlia». Un messaggio che aveva fatto scattare immediatamente l’allarme. La madre, sconvolta, aveva contattato il 112, permettendo l’intervento immediato dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Sassari.

L’irruzione e l’arresto I militari erano intervenuti in vicolo Bertolinis, sfondando due porte per accedere all’appartamento. All’interno avevano trovato il 33enne e la giovane accovacciata sul pavimento, in stato di choc, con evidenti segni delle percosse. Durante la perquisizione erano stati sequestrati cocaina, marijuana e contanti. La ragazza era stata trasportata in ospedale, curata e successivamente affidata ai servizi sociali, inserita in un percorso di tutela e assistenza. Durante l’interrogatorio di garanzia, il 33enne aveva raccontato che le lesioni della giovane fossero dovute a una caduta accidentale, ma il gip non gli aveva creduto. Nel disporre la custodia cautelare in carcere, il giudice aveva evidenziato la particolare crudeltà delle condotte e il concreto rischio di reiterazione del reato. La madre della giovane, contattata dalla Nuova Sardegna, aveva preferito non entrare nel merito della vicenda. «Non commento quanto accaduto - aveva detto - ma chiedo che mia figlia venga protetta e che sia rispettata la sua privacy». Un appello che accompagna ora l’inchiesta in una fase delicata, mentre la giustizia fa il suo corso.

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