Cagliari beffato all'ultimo secondo in casa del Bologna - FOTO
I rossoblù guidati da Malesani sono riusciti a pareggiare all'ultimo minuto di recupero. Al termine della gara, che si è chiusa con il risultato di 2 a 2, in campo si è sfiorata la rissa
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BOLOGNA. La tranquillità fa bene allo spettacolo. A Bologna la sfida fra due squadre (quasi) tranquille e (quasi) senza ambizioni è finita con un pari giusto e movimentato: due reti per parte con il Bologna che ha raggiunto il Cagliari all'ultimo istante del recupero con un gran gol di Ramirez che ha spento le speranze degli isolani di agganciare la Juve al settimo posto. L'Europa, per ora, rimane un sogno.
Il Bologna incassa un punticino che allunga la striscia positiva e che tiene la zona pericolante a sei punti: troppo pochi per dirsi già salvi, abbastanza per passare una primavera senza acqua alla gola. E con l'ennesimo risultato utile arrivato negli ultimi minuti della partita: segno, comunque, di un buon livello di concentrazione, in una delle stagioni più complicate, dal punto di vista societario, della sua storia. Con il fallimento scongiurato (ma che ha lasciato tre punti di penalizzazione sul groppone) scongiurare la retrocessione non sembra adesso un'impresa titanica. Sarà sufficiente non perdere il passo.
L'accenno di primavera, la svendita promozionale e l'impresa di otto giorni fa con la Juventus hanno portato sugli spalti 25mila spettatori: Malesani e Donadoni li hanno ripagati con una partita aperta e spregiudicata, con tutti gli attaccanti che partivano dalla panchina buttati nella mischia nella ripresa. Anche per questo, forse, il pareggio è stato il risultato più giusto: peraltro il primo dell'era Donadoni, il segno X mancava ai sardi da novembre.
Se il Cagliari ci ha provato per primo, con una sventola di Nainggolan finita sul palo dopo dieci minuti, il primo gol l'ha trovato il Bologna, quando l'esordiente Ostinelli ha concesso un rigore trasparente per lo sgambetto di Biondini a Di Vaio. Il capitano con una botta secca ha celebrato la sua centesima presenza in maglia rossoblù e il suo gol numero 130 in serie A, eguagliando un monumento bolognese come Ezio Pascutti.
Donadoni, con Nenè infortunato, ha tolto Acquafresca ed ha schierato una prima linea di mezzepunte che hanno cominciato a far girare la testa alla difesa del Bologna, colpita per due volte: al 18' da Cossu, servito dai Nainggolan che aveva controllato un pallone sul fondo che forse aveva però oltrepassato la linea, al 38' dall'altro sardo della squadra, Ragatzu, classe 91, già a segno nello scorso campionato, bravo a trovare in una mischia dal corner il corridoio per infilare Viviano.
L'assalto finale di Bologna è stato classico: in area di rigore anche il portiere Viviano che è andato a saltare sul collega Agazzi permettendo a Ramirez di farsi arrivare un pallone e rispedirlo in porta con una gran girata di sinistro mentre stava per scadere il quarto e ultimo minuto di recupero. Lo strano parapiglia che ne è nato, sedato da Malesani e Donadoni corsi a centrocampo per placare i giocatori ed evitare conseguenze disciplinari, è uno di quegli inspiegabili misteri che custodiscono gli spogliatoi.
La posta divisa, alla fine, forse impedirà a qualcuno di fare sogni grandiosi, ma certo mette, in entrambi i casi, un mattoncino a quella tranquillità di classifica che a settembre, sia a Cagliari, sia a Bologna, si sarebbe firmata col sangue.
Il Bologna incassa un punticino che allunga la striscia positiva e che tiene la zona pericolante a sei punti: troppo pochi per dirsi già salvi, abbastanza per passare una primavera senza acqua alla gola. E con l'ennesimo risultato utile arrivato negli ultimi minuti della partita: segno, comunque, di un buon livello di concentrazione, in una delle stagioni più complicate, dal punto di vista societario, della sua storia. Con il fallimento scongiurato (ma che ha lasciato tre punti di penalizzazione sul groppone) scongiurare la retrocessione non sembra adesso un'impresa titanica. Sarà sufficiente non perdere il passo.
L'accenno di primavera, la svendita promozionale e l'impresa di otto giorni fa con la Juventus hanno portato sugli spalti 25mila spettatori: Malesani e Donadoni li hanno ripagati con una partita aperta e spregiudicata, con tutti gli attaccanti che partivano dalla panchina buttati nella mischia nella ripresa. Anche per questo, forse, il pareggio è stato il risultato più giusto: peraltro il primo dell'era Donadoni, il segno X mancava ai sardi da novembre.
Se il Cagliari ci ha provato per primo, con una sventola di Nainggolan finita sul palo dopo dieci minuti, il primo gol l'ha trovato il Bologna, quando l'esordiente Ostinelli ha concesso un rigore trasparente per lo sgambetto di Biondini a Di Vaio. Il capitano con una botta secca ha celebrato la sua centesima presenza in maglia rossoblù e il suo gol numero 130 in serie A, eguagliando un monumento bolognese come Ezio Pascutti.
Donadoni, con Nenè infortunato, ha tolto Acquafresca ed ha schierato una prima linea di mezzepunte che hanno cominciato a far girare la testa alla difesa del Bologna, colpita per due volte: al 18' da Cossu, servito dai Nainggolan che aveva controllato un pallone sul fondo che forse aveva però oltrepassato la linea, al 38' dall'altro sardo della squadra, Ragatzu, classe 91, già a segno nello scorso campionato, bravo a trovare in una mischia dal corner il corridoio per infilare Viviano.
L'assalto finale di Bologna è stato classico: in area di rigore anche il portiere Viviano che è andato a saltare sul collega Agazzi permettendo a Ramirez di farsi arrivare un pallone e rispedirlo in porta con una gran girata di sinistro mentre stava per scadere il quarto e ultimo minuto di recupero. Lo strano parapiglia che ne è nato, sedato da Malesani e Donadoni corsi a centrocampo per placare i giocatori ed evitare conseguenze disciplinari, è uno di quegli inspiegabili misteri che custodiscono gli spogliatoi.
La posta divisa, alla fine, forse impedirà a qualcuno di fare sogni grandiosi, ma certo mette, in entrambi i casi, un mattoncino a quella tranquillità di classifica che a settembre, sia a Cagliari, sia a Bologna, si sarebbe firmata col sangue.