Secchi, lo scienziato del parquet
Alla vigilia di gara 1 (domani, ore 19,30) parla il coach che vuole portare Olbia nella A2
OLBIA. È un tecnico. Nel senso più pieno della parola. Perché applica agli allenamenti gli ultimi ritrovati della tecnologia, strumenti utili per leggere le partite in tempo reale e capire i punti deboli e quelli forti. Luca Secchi, oristanese, 39 anni, da 18 allenatore di volley, è uno degli artefici del miracolo Hermaea. L’ha presa retrocessa in B2 dopo un campionato terribile, se l’è ritrovata all’ultimo minuto in B1 e la sta portando in A2.
Comunque vada, è un’impresa. Che cosa c’è dietro?
«Non è facile spiegare. Un insieme di cose, di piccoli particolari. Ma, e non è un modo di dire, soprattutto c’è un gruppo con altissimi valori umani».
Lo dicono più o meno tutti.
«Ma l’Hermaea è un mix di fattori. Ci sono giocatrici vogliose di riscatto, altre desiderose di ben figurare, altre alla prima esperienza in B1. Una società attentissima, pronta in ogni momento a dare sostegno, risposte. Non capita tutti i giorni, in nessuno sport. E non era scontato, all’inizio».
Alcuni pensano che vi siate volutamente nascosti.
«(sorride)Non è così! Io sono stato chiamato dal presidente Sarti quando l’Hermaea, dopo un campionato con soli 4 punti, era retrocessa in B2. Volevamo ripartire dal basso, per costruire un bel settore giovanile e una discreta prima squadra. In mezzo al mercato, poi, è arrivato il ripescaggio e, per fortuna, abbiamo rinforzato la rosa. Tutto il resto è venuto da sé».
Ci sarà anche del tuo. Sembra uno scienziato dello sport, dicono alcuni. A che cosa serve, per esempio, quell’auricolare che usi durante le partite?
«Sono in collegamento con il mio assistente, Marco Sinibaldi. Io uso l’Ipad, lui un software che ci permette, in tempo reale, di “leggere” la partita. Ogni set ha sei rotazioni. Noi, così, sappiamo quali sono i nostri punti di forza e quelli di debolezza. E ovviamente lo stesso facciamo per le avversarie».
Roba da F1. Dà un bel vantaggio.
«Serve, sì. Ma non è che ci dà la certezza della vittoria! La tecnologia ci aiuta, ma il fattore umano è tutto, ovviamente. E io un grande gruppo, anche forgiato dall’alluvione».
Che vi ha colpiti direttamente.
«Ci ha colpiti tutti, come persone. È stato un dramma. Alcuni dei nostri, dirigenti, giocatrici, loro familiari, hanno avuto danni. Noi ci siamo messi al lavoro per dare una mano, ci ha fatto bene umanamente. Poi alcune nostre strutture sono andate perse per un bel po’ e abbiamo trovato ospitalità al Geovillage, che non finiremo mai di ringraziare, anche per le giovanili. Abbiamo avuto una buona reazione, questo sì».
E ora avete raggiunto un primo, insperato grande traguardo.
«Vero. Ma, lo dicono con umiltà e convinzione, abbiamo fatto solo un passo. Abbiamo messo le basi da cui, comunque vadano i playoff, partire per migliorarci ancora. Questo mi sento di dirlo: dobbiamo lavorare per avere un futuro ancora migliore».
E per domani che cosa ti aspetti, alle 19,30 al Geoplace in gara 1?
«Mi piacerebbe vedere la Sardegna dentro il palazzetto».