Alla Ferrari sarà un altro anno in rosso
Marchionne presenta la nuova squadra: «Siamo partiti tardi, ma dai piloti e dai giovani tecnici mi aspetto un gran lavoro»
FIORANO. «Un disastro, da dimenticare». Il 2015? «Partiamo in ritardo. Per scelte che non condivido». Aspettative? «Se vinciamo quattro gare siamo in paradiso». Presentazione della prossima auto? «Fine gennaio. Ma non vi aspettate una presentazione in pompa magna, non ce la meritiamo».
Così parlò Sergio Marchionne, nel primo scambio di auguri natalizi con i giornalisti di F1, nel nuovo ruolo di presidente Ferrari, anzichè in quello storico di presidente Fca.
Non c'è astio verso il passato, verso i Montezemolo, i Domenicali, i Mattiacci, gli Alonso, Pat Fry, Nikolas Tombazis, Luca Marmorini, in parte scartati dal predecessore, in parte tritati da lui. «Non vorrei parlare del 2014 - è l'esordio - per Ferrari un grandissimo disastro». Un mese e mezzo fa confermava Mattiacci, ora c'è Arrivabene. «Ho grandissimo rispetto per Mattiacci, commercialmente ha fatto un ottimo lavoro. La F1 è campo completamente diverso, di cui Arrivabene conosce tutti gli attori, rappresentava la Philip Morris come sponsor: è la persona ideale per portarci avanti. Per Marco era troppo imparare un mestiere e far ripartire la squadra». Cosa teme? «Il punto di partenza. Siamo partiti tardi con la macchina del 2015 per scelte strategiche fatte da altre persone che adesso non necessariamente condivido. Considerando com'è andata a finire il 2014, non hanno dato grandi risultati. Il 2015 sarà un anno difficile. Non entriamo con una macchina di cui si dice: sai, l'ha disegnata Dio. Magari a Dio gli dobbiamo dare una mano». Via Alonso, ecco Vettel. «Mi aspetto da un tedesco le stesse cose che mi aspetto da uno spagnolo. Tirar fuori tutto dalla macchina e vincere». Le opzioni per avere Adrian Newey o per riavere Ross Brawn sono chiuse? «Chiuse». Quali modifiche sono più urgenti in F1. «Le ha lette mai le regole? Un labirinto costruito male. Un discorso che sembra fatto da quattro ubriachi al bar. Bisogna semplificare il tutto in modo che lo capiamo anche noi normali, no?».
Parla di discontinuità, ma ha affidato ruoli a gente di scuderia. «Ho sempre riconosciuto le grandissime abilità di Montezemolo nel gestire l'azienda, ha fatto un grandissimo lavoro negli scorsi 23 anni, e lo riconfermo, lo apprezzo. Il mondo è cambiato, bisogna girare pagina, come girerà pagina quando me ne andrò io».Avete come papà del progetto (non l'unico padre) James Allison,e nei ruoli chiave di progettazione due tecnici che sono i vice di quelli che sono stati mandati via. È sufficiente a garantire discontinuità? «Sì. Far partire i secondi nelle strutture aiuta molto. Togliere i capi aiuta molto. Probabilmente arriverà anche il giorno mio. Spero di avere l'intelligenza di andarmene prima. Ma trovo che quei giovani danno molto di più quando hanno la possibilità di esprimersi in maniera libera. Adesso avranno lo spazio per farlo, avranno lo spazio per convincere il resto della squadra a seguirli».