Barzagli: «Noi brutti, sporchi e cattivi Facciamogli male»
«Morata? Lo conosciamo bene, però anche lui ci conosce» «Una cosa è certa: non dovremo fare una partita remissiva»
INVIATO A MONTPELLIER. «Brutti, sporchi e cattivi», Andrea Barzagli si ispira a Ettore Scola per dare il titolo alla sfida di domani con la Spagna.
«Siamo noi brutti, sporchi e cattivi - afferma il difensore della Juve - e dobbiamo dare tutto per fare male agli spagnoli. Come si ferma la Spagna, la nostra bestia nera? Bisognerebbe ammazzarla (ride, n.d.r.) L’abbiamo studiata bene in questi giorni, analizzando i video col ct e a parte il secondo tempo con la Croazia ha confermato di essere una squadra forte e in condizione con un Iniesta che resta uno dei più forti centrocampisti degli ultimi 20 anni. Dovremo stare attenti in difesa, ma pronti a colpirli davanti. Una cosa è certa, non dovremo fare una partita remissiva anche se siamo 10 diffidati compresi due portieri. Un record».
Morata è il “ponte” tra la Nazionale con la difesa griffata Juve e la Spagna. I nostri non avranno bisogno del cartello “Wanted Dead or Alive” per avere impressa nella mente l’immagine del loro ex compagno di squadra.
«Sì, lo conosciamo però anche lui conosce noi e quindi sa come dovrà posizionarsi. Se andrà a destra un paio di scarpate da Giorgio Chiellini le prenderà. Scherzi a parte, nella Spagna farà movimenti diversi anche perché diverse saranno le linee di passaggio. È un amico, Alvaro, ma quando si va in campo non ci sono amici e personalmente faccio fatica anche a salutarli, gli avversari, prima della partita per un fatto mio interno di concentrazione».
Il gruppo come parola del Vangelo dell’apostolo Conte e i suoi discepoli credono nella sacra scrittura del ct.
«È vero, il gruppo è speciale e non è una cosa scontata. Ho partecipato a diverse spedizioni e non sempre tutti remavano verso lo stesso obiettivo. Questa Italia ha proprio lo spirito di gruppo di quella campione del mondo del 2006».
Già, perché Andrea Barzagli è un campione del mondo. Lui c’era in Germania dieci anni fa. È entrato a partita in corso negli ottavi con l’Australia e ha giocato dal primo minuto nei quarti con l’Ucraina. Un campione per il palmarès ma anche per lo stile, perché l’eleganza caratterizza il suo gioco da centrocampista illuminato convertitosi alla difesa ma anche il suo linguaggio con parole raffinate come i palleggi e considerazioni mai banali.
«Oggi sono maturato rispetto a dieci anni fa. Del resto quando giochi con grandi squadre e vinci, migliori per forza. Ricordo benissimo che dopo il primo scudetto con la Juve ho passato l’estate a pensare alla stagione successiva, a come vincere ancora perché ero arrivato a 32 anni con una carriera medio alta ma dopo sono migliorato mentalmente, tecnicamente, tatticamente e anche sotto il profilo fisico. È facile pensare che a 35 anni se giochi bene hai l’esperienza se giochi male sei finito, ma io mi tengo come un ventenne, faccio i test come un ventenne e non vedo perché non possa giocare come un ventenne anche perché ho più esperienza».
È così che a 35 anni si può essere considerati ancora uno dei migliori difensori del mondo con un posto fisso nella “top 11” degli Europei.
«Ci sono difensori individualmente più forti di me e penso a Ramos, Boateng; però noi in Nazionale e nella Juve ci aiutiamo e questo esalta le nostre caratteristiche. Il mio futuro azzurro? Penso solo alla partita con la Spagna, poi si vedrà».
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