La classicissima che la Germania non ha mai vinto
Il cinematografico 4-3 dell’Azteca, l’urlo di Tardelli nell’82 Ma anche Berlino 2006 e Balotelli castiga-panzer nel 2012
INVIATO A MONTPELLIER. Italia-Germania è la classicissima del calcio mondiale, la Milano-Sanremo del pallone e anche un quarto di finale di una grande competizione, che si tratti di Europeo o Mondiale, diventa una sorta di Poggio dal quale lanciarsi verso il traguardo.
-E se è vero che la massima dell’ex attaccante inglese Gary Lineker («Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince») ha fondamenti storici è altrettanto vero che quando, la Germania trova lungo il suo percorso un ostacolo azzurro teme che il destino sia segnato.
È così dai tempi di Messico ’70 con la cinematografica “Italia-Germania 4-3” all’Azteca con rete decisiva di Gianni Rivera; ma la storia si ripete nel 1982 nella finale del Mondiale che ha l’urlo di Marco Tardelli quale immagine da copertina.
Film già visto anche nel 2006 con il “Wunderteam” costretto a disdire l’albergo di Berlino dopo il castigo nella semifinale di Dortmund firmato da Grosso e Del Piero o più recentemente a Varsavia, quattro anni fa, quando un Balotelli ancora sulla retta via strozzò in gola l’urlo ai tedeschi.
Nel 2006 come assistente (tattico, tecnico e spirituale) e nel 2012 come prima guida, spicca la figura di Joachim Loew, uscito dall’anonimato dieci anni fa e salito alla ribalta come gemello moro del ct star Klinsmann. L’ex interista ci metteva la faccia e la firma in calce ma i contenuti erano tutti del quasi sconosciuto ex tecnico di Tirol Innsbruck e Austria Vienna che però ha saputo riportare la Germania sul tetto nel mondo nel 2014.
Non è scaramantico Loew e quel “tocco” immortalato qui in Francia in diretta tv non era dettato da ragioni propiziatorie. Non crede al tabù Italia e non asseconda i timori di tutto il popolo tedesco da Amburgo a Monaco di Baviera.
«Spetta a noi sfatare questo tabù - spiega il ct germanico -ma come l’Italia ha avuto ragione della maledizione Spagna noi faremo altrettanto con gli azzurri».
C’è grande rispetto da parte di Loew nei confronti dell’idea di calcio di Conte e sa che per vincere non dovrà lasciare niente al caso. Anche l’amichevole dominata i n marzo all’ Allianz Arena di Monaco non fa testo.
«A Bordeaux si affronteranno le due formazioni più forti di questi Europei - afferma convinto il selezionatore - l’Italia ha giocatori tatticamente molto preparati ma anche velocissimi in contropiede. E se non pratica più il catenaccio il merito è di Antonio Conte, che ha capito che con la sola difesa non si vince un torneo».
Dopo Varsavia 2012 Loew ha preso appunti e già da ieri ha visto e rivisto le registrazioni della sfida di quattro anni fa.
«Abbiamo analizzato i nostri errori e li abbiamo corretti, anche nella mia crescita personale è stato importante perdere quella partita: ho imparato la lezione».
Del resto l’autostima si è consolidata a Rio due anni fa con un Mondiale vinto con autorevolezza.
Eppoi c’è il valore tecnico di una squadra che chiude la porta con Neuer, protegge la difesa con dei corazzieri e dietro la prima punta mette tre trequartisti come Mueller, Goetze e Draxler in grado di inserirsi e mettere in difficoltà il blocco Juve.
Però c’è quel pensiero sinistro che è difficile da scacciare anche con un titolo mondiale tatuato sulla pelle.
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