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Sardara: «Fame e spirito di sacrificio, siamo tornati alle origini»

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Sardara: «Fame e spirito di sacrificio, siamo tornati alle origini»

Il presidente biancoblù: «Alcune delle caratteristiche che cercavamo iniziano già a vedersi nel gruppo»

26 agosto 2016
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OLBIA. «Non abbiamo figurine, abbiamo scelto uomini che hanno fame e voglia di sbucciarsi le ginocchia sin dal primo giorno di ritiro».

Stefano Sardara, seduto a bordo campo al Geopalace, guarda la nuova Dinamo sudare sotto le direttive di Federico Pasquini. Per il sesto anno alla guida della società sassarese, il presidente si augura soprattutto di divertirsi insieme ai tifosi. «Sono qua con loro – dice il massimo dirigente biancoblù –, li vedo allenarsi tutti i giorni e nonostante siamo soltanto all'inizio devo dire che il materiale umano che abbiamo scelto sembra davvero rispondere alle nostre esigenze. Vedo entusiasmo, e questo è il frutto della scelta di portare a Sassari giocatori affamati, vogliosi di affermarsi e di fare qualcosa di buono. Ieri (mercoledì, ndr) hanno fatto il primo cinque contro cinque in campo e il livello d’intensità era già elevatissimo. Siamo solo all’inizio, ma sono davvero ottimista».

Gli errori della scorsa stagione hanno in qualche modo condizionato le vostre scelte? «Sì e no, nel senso che la stagione del dopo scudetto non poteva non essere complicata, e d’altra parte quando ho preso in mano la Dinamo non ho trovato nessun manuale che spiegasse come comportarsi in certe situazioni. Si impara anche dagli errori e noi forse l’anno scorso abbiamo commesso l’errore di puntare sui nomi piuttosto che sulla fame e la voglia di vincere dei singoli. Se ci pensiamo, nell’anno dello scudetto avevamo giocatori come Lawal, Sanders e Logan, che avevano una voglia matta di vincere e di emergere».

Sarà una Dinamo più operaia, dunque? «La mia idea – spiega Sardara – è che quest’estate siamo tornati alle origini, che poi sono nel nostro dna e nel nostro spirito. Federico è stato bravissimo nel mercato, abbiamo chiuso il roster prestissimo e le scelte rispecchiano la nostra idea umana e tecnica di squadra».

Qualche giocatore l’ha già colpita in maniera particolare? «Sì, il più giovane di tutti, Ebeling. Sta mostrando una personalità e una maturità che per la sua età non sono affatto comuni. Non solo: per restare alle vecchie conoscenze, vedo un Devecchi in forma smagliante, Sacchetti si è presentato tirato a lucido. Ma vedo tutti molto bene e questo mi piace, vedo una grande cultura del lavoro, questo può diventare un grande gruppo». (a.si.)

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