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Sassari, la rivolta dei tifosi della Torres contro il presidente

Sassari, la rivolta dei tifosi della Torres contro il presidente

Dura contestazione nei confronti di Daniele Piraino: «Vattene». Poi l’incontro con il sindaco Nicola Sanna

02 settembre 2016
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SASSARI. Ormai non ci sono più dubbi. Per Daniele Piraino sarà difficile - forse impossibile - continuare a gestire la Torres contro la volontà dell’intera città. La conferma si è avuta ieri, a due giorni dal calcio d’inizio della stagione. Il popolo rossoblù si è ritrovato sotto la targa che, all’angolo tra vicolo Bertolinis e piazza Azuni, ricorda nascita della società nel lontano 1903. All’appuntamento, lanciato sui social da Umberto Graziano, attore e comico conosciutissimo in tutta l’isola, hanno risposto le diverse anime del tifo sassarese. C’erano gli ultras della curva nord, una folta rappresentanza della Fondazione Torres e i responsabili dell’Associazione memoria storica torresina. C’erano anche molti habituè della gradinata e alcuni volti “storici” della tribuna. Assente il solo Daniele Piraino che nei suoi primi quattro mesi di presidenza è però riuscito a realizzare un piccolo capolavoro: ricompattare una tifoseria che negli ultimi tempi della gestione Capitani si era un pochino sfilacciata.

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Ieri dalla piazza si è levato un unico coro, chiarissimo e perentorio: Piraino vaiddinni (vai via). Sassari non si sente rappresentata dall’attuale dirigenza rossoblù e, tantomeno, dal suo numero uno. Il presidente, che mercoledì pomeriggio aveva convocato una conferenza stampa per tentare di chiarire la sua posizione, è arrivato fuori tempo massimo e le sue giustificazioni («ho trovato un debito imprevisto e stiamo lavorando per sanarlo) non hanno convinto nessuno.

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I supporter rossoblù lo hanno fatto capire con cori dal tono inequivocabile già prima di recarsi in corteo fino a Palazzo Ducale per chiedere al sindaco di intervenire a tutela della squadra che rappresenta, nel bene o nel male, la città.

All’ingresso del palazzo comunale è stato allestito un piccolo palco dal quale Umberto Graziano ha spiegato il perché della manifestazione e il progetto studiato per rilanciare la società sassarese. I toni sono stati tanto duri da non lasciare spazio a fantasie. «Piraino ha preso la Torres per tre euro – ha detto Graziano – se li riprenda e non si faccia più vedere». La piazza ha risposto con un applauso e con lo slogan che è diventato il leitmotiv di questi ultimi anni: «La Torres siamo noi, fuori la merda dall’Acquedotto».

Rottura totale dunque (è confermato che domenica curve e tribuna resteranno vuote), ma anche uno sguardo al domani. «Siamo qui per chiedere al sindaco di fare la sua parte per difendere la bandiera della città ma anche per fare delle proposte. Piraino ha detto di aver trovato 750 mila euro di debiti e di aver speso un sacco di soldi per l’iscrizione al campionato e per saldare i debiti con alcuni giocatori in relazione all’ultimo campionato di Lega Pro. Sono tutte balle – ha continuato l’attore sassarese –. I debiti coin giocatori sono stati dimezzati e spalmati nel tempo e l’iscrizione al campionato è stata pagata girando alla Lega i soldi che arriveranno dal Bologna per la cessione di Musto. Il presidente non ci ha messo nulla di suo e nulla deve chiedere. Si faccia da parte il più presto possibile»

Poi l’aspetto propositivo del “Torres Project”. «In realtà ha – ha continuato Graziano – i debiti sono di poco superiori a 500 mila euro e credo che ci siano i margini per poter salvare la società dal fallimento. In questi ultimi sei mesi ho avuto modo di parlare con tanti tifosi, ma anche con imprenditori e con possibili sponsor locali. Ho trovato grandi disponibilità e credo si possa ripartire con una società diversa e dai quattromila tifosi presenti al Vanni Sanna nell’ultima gara della scorsa stagione. L’alternativa sarebbe drammatica e non voglio neanche prenderla in considerazione».

«Si può fare – ha concluso Graziano –. E il fatto che siamo in tanti qui è la dimostrazione che la Torres è più di una squadra. E’ il simbolo identitario della città». Piraino riuscirà mai a capirlo?

Antonio Ledà

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