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Olbia, pari di rigore contro il Piacenza

Olbia, pari di rigore contro il Piacenza

Bianchi poco incisivi nella prima frazione, poi la svolta

11 settembre 2017
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OLBIA. Partita di rigori. Olbia e Piacenza pareggiano per 1-1 con due penalty realizzati da Morosini e Ragatzu. Ma il rigore contro l’Olbia non c’era, mentre i bianchi possono recriminare per uno non assegnatogli su un presunto fallo nei confronti di Piredda. La somma aritmetica degli episodi, però, conduce a un pareggio del quale emiliani e sardi non possono lamentarsi più di tanto.

Alla vigilia della partita Bernardo Mereu aveva citato Sun Tzu e il suo “L’arte della guerra” per stimolare i suoi ragazzi a conoscere se stessi prima di conoscere l’avversario. Se la partita di calcio, però, può somigliare a una battaglia sportiva, Mereu ci permetterà di evocare un altro dogmatico della strategia militare, il generale prussiano Von Clausewitz, che nel suo “Della guerra” spiegava come “il vantaggio quasi unico dell'offensiva consiste nella sorpresa”. Il Piacenza e il suo allenatore Franzini hanno annullato proprio il fattore sorpresa, riducendo l’offensiva dell’Olbia per 45 minuti a sterile rassegna di passaggi e alla disperata ricerca delle corsie laterali e di rifornimenti dal fondo per le due punte. Troppo prevedibile l’Olbia per andare oltre una semplice supremazia territoriale, senza di fatto mai tirare in porta. L’unica vera emozione del primo tempo arriva al 31’ con un palo del Piacenza su splendido tiro al volo di Masciangelo ad Aresti battuto. Solo un antipasto prima del rigore, nato da un intervento in scivolata di Dametto su Zecca, che la moviola di fine partita dirà essere fuori area. Morosini supera Aresti e il Piacenza si porta in vantaggio e non del tutto immeritatamente. Il problema per i bianchi di Mereu è che la densità a centrocampo del Piacenza, che gioca a 5, mette spesso in inferiorità numerica l’Olbia, che perde fluidità nella manovra.

Il secondo tempo si apre senza sostituzioni, anche se l’Olbia, che era scesa in campo con lo stesso undici di partenza delle due vittorie consecutive in campionato, applica una prima variante tattica importante, con Piredda che arretra di qualche metro, passando da (finto) trequartista a interno in un centrocampo a quattro. Così Mereu ottiene due effetti: libera il numero 11 dalla morsa di Morosini e gli consente di trovare spazi per le sue tipiche incursioni. L’Olbia ritrova qualche certezza e il risultato sono un paio di occasioni sotto porta di Dametto su palle da fermo non sfruttate. Anche se l’effetto sorpresa prima citato arriva col solito noto, Daniele Ragatzu, che con una serpentina in area costringe Morosini al fallo. Rigore realizzato dallo stesso centravanti cagliaritano. Da qui inizia una nuova partita con mezz’ora da giocare e un’Olbia che sembra destinata ad avere la meglio.

Ma al netto di una supremazia territoriale che è stata leitmotiv di tutta la gara, l’unica vera occasione è per Ogunseye, che su cross di Cotali al 31’ della ripresa stoppa di petto e tira al volo a botta sicura trovando il miracolo di Fumagalli.

Vuoi poi l’impegno infrasettimanale in Coppa Italia a Viterbo, vuoi una panchina non proprio lunghissima, ecco che l’Olbia si spegne negli ultimi cinque minuti dei tempi regolamentari più i sei di recupero. Il Piacenza va vicino al gol con Scaccabarozzi e Romero ma senza fortuna. Il triplice fischio del mediocre arbitro Volpi di Arezzo arriva dunque come una liberazione e garanzia contro beffe negli ultimi secondi. L’Olbia si gode i suoi sette punti e pensa alla prossima battaglia contro la Carrarese.

Giandomenico Mele

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