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Il Bayern esonera Ancelotti, è la prima volta per "Carlo Magno"

Carlo Ancelotti con il ds del Bayern Hasan Salihamidzic
Carlo Ancelotti con il ds del Bayern Hasan Salihamidzic

Fatale il secco 3-0 in Champions al Parco del Principi contro il Psg di Neymar e Cavani

28 settembre 2017
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MONACO DI BAVIERA. Il 're Mida' degli allenatori, Carlo Ancelotti, è stato messo alla porta dal Bayern Monaco per "prestazioni non all'altezza della squadra bavarese". Una macchia che finora mai aveva toccato la carriera del tecnico di Reggiolo, già esonerato da altri big team, Juventus, Chelsea e Real Madrid ma sempre a stagione conclusa. Fatale il 3-0 subito in casa del Psg di Neymar e Cavani. «Mi dispiace per Carlo, che rimarrà sempre mio amico - ha detto Harl Heinz Rummenigge, presidente del club tedesco - ma abbiamo dovuto decidere per il bene del Bayern».

Ancelotti Era giunto a Monaco con un palmares unico, il soprannome di 'Carlo Magno' per la capacità di unire l'Europa del calcio lui partito dalla provincia profonda dell'Italia. Ed era arrivato certo di poter arricchire ulteriormente quel palmares. In effetti, a oggi è uno dei cinque allenatori - con Happel, Ivic, Mourinho e Trapattoni - ad aver vinto un titolo in quattro campionati diversi (Italia, Inghilterra, Francia, Germania). Ma uno scudetto in Bundesliga e due Supercoppe di Germania non sono bastate a evitare lo smacco all'inizio di una stagione che si è messa subito male.

Grande da giocatore, vincente da allenatore, empatico con giocatori e tifosi anche per i suoi modi schietti e la simpatica fama di gran mangiatore, Ancelotti affronta per la prima volta, a 58 anni, una situazione nuova. Dopo una lunga e ricchissima carriera da giocatore tra la Roma dove fu voluto appena 18enne da Nils Liedholm - e il Milan - fu uno dei grandi protagonisti della squadra dei record di Arrigo Sacchi - Ancelotti ha espresso forse il meglio di sè dalla panchina, entrando nell'elite dei tecnici più vincenti di sempre, soprattutto vincendo ovunque. L'ha fatto in Italia col Milan, in Inghilterra col Chelsea (vincendo Premier e FA Cup), in Francia col Psg (Ligue1), in Spagna col Real (oltre all'agognata Champions, ha vinto anche una Coppa del Re) e comunque anche in Germania.

Una carriera cominciata come vice di Sacchi in nazionale nel 1992. Nel 1995 passò alla Reggiana, la squadra della sua città, in Serie B, dove conquistò il quarto posto e la promozione in Serie A. Ma quello fu solo il primo sigillo di una carriera straordinaria: l'anno successivo passò al Parma e nei due anni in Emilia ottiene al primo anno uno storico secondo posto con qualificazione ai preliminari di Champions e, all'anno seguente, un quinto posto che vale la qualificazione alla Coppa Uefa.

Era il momento del salto di qualità e della panchina della Juventus dove approdò nel febbraio 1999, subentrando in corsa a Marcello Lippi. I suoi due anni in bianconero furono in chiaro scuro e vengono ricordati per la sconfitta all'ultima giornata a Perugia che valsero il sorpasso, e lo scudetto, della Lazio e per un altro secondo posto, l'anno successivo, dietro alla Roma. Nel novembre 2001 arrivò sulla panchina del Milan per sostituire l'esonerato Terim.

L'inizio di una striscia vincente che regalò al club rossonero titoli su titoli e, soprattutto, due Champions. Che è poi l'altro territorio di caccia dell' Ancelotti vincente: è uno dei pochi ad averla vinta sia da giocatore che da allenatore, come tra gli altri è riuscito a Guardiola, Zidane o Crujyff. Nel 2009 finì il matrimonio col Milan e cominciò il Tour d'Europa dove Ancelotti ha tappe, gran premi, volate e una marea di titoli. Come solo i grandì sanno fare. Ora lo stop inatteso, ma che apre nuovi orizzonti.

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